“Epico” – aggettivo
Attinente alle grandi narrazioni poetiche, volte all’esaltazione degli eroi.
Che oltrepassa di gran lunga i limiti delle comuni forze materiali e spirituali.

Quando qualcuno tira in ballo il termine “epico“, immediatamente alla mente appaiono immagini grandiose, magnificenti, di grandi scontri, battaglie, panorami infiniti, novelle di eroi e di grandi imprese.
Mi piacerebbe dirvi che questa volta non è così, che prendiamo tutto il male che Peter Jackson, copiando da Miyazaki ha ha fatto, lo tagliamo e ci concentriamo su qualcos’altro.
Ma non è questo il giorno (chi ha orecchie per intendere…), perché oggi trattiamo la musica più grandiosa, più spettacolare, dalle colonne sonore alla musica sinfonica, al power-metal più spinto, tutto volto a farci immaginare, nella testa e nel cuore, qualcosa di grande, qualcosa di grandioso, qualcosa di grandissimo.
Qualcosa di epico!
Talmente grande e grandioso che non riuscivamo a infilare tutto questo ben di Dio in un’unica puntata, e allora l’abbiamo divisa in due, due parti per raccontare non una storia, ma le storie che per essere inquadrate hanno bisogno di 70 mm…
MDB Summah Radio episodi 35 e 36, mercoledì 6 e 13 dicembre 2017.

  • Dream Theater – On The Backs Of Angels
  • Faith No More – Epic
  • Dream Theater – Scarred
  • Blind Guardian – A Past And Future Secret
  • Blind Guardian – Born in a Mourning Hall – Remastered 2007
  • Daft Punk – Outlands
  • Amorphis – The Orphan
  • Bruce Springsteen – No Surrender – Live
  • Sentenced – The War Ain’t Over
  • Basil Poledouris – Klendathu Drop
  • Basil Poledouris – Riddle of Steel / Riders of Doom
  • Hans Zimmer – Dream Within A Dream
  • Slayer – South Of Heaven
  • Angra – Nothing to Say
  • Queensrÿche – Empire – 2003 Digital Remaster
  • Manowar – Defender
  • Manowar – Heart Of Steel
  • Insomnium – One For Sorrow
  • Judas Priest – One Shot at Glory
  • Michael Jackson – Earth Song
  • Basil Poledouris – Rock Shop
  • Testament – Return To Serenity
  • Ed Sheeran – I See Fire
  • Lisa Gerrard;Klaus Badelt;Hans Zimmer;Gavin Greenaway;The Lyndhurst Orchestra;Bruce Fowler;Yvonne S. Moriarty;Walt Fowler;Ladd McIntosh;Elizabeth Finch;Jack Smalley – Now We Are Free
  • Ofra Haza – Cry – The Prince Of Egypt/Soundtrack Version
  • Ennio Morricone – The Ecstasy of Gold (From “The Good, the Bad and the Ugly”)
  • Europe – The Final Countdown
  • Queen – Princes Of The Universe – Remastered 2011
  • Carl Orff;Brighton Festival Chorus;Antal Doráti;Royal Philharmonic Orchestra – Carmina Burana: II. Fortuna Imperatrix Mundi: Fortunae plango vulnera (I Lament the Wounds that Fortune Deals)
  • Alan Menken;Choir – Rifugio
  • Ralph Fiennes;Amick Byram – The Plagues – The Prince Of Egypt/Soundtrack Version
  • Manowar – Black Wind, Fire And Steel
  • John Williams;London Symphony Orchestra – The Imperial March – Darth Vader’s Theme
  • John Williams;London Symphony Orchestra – The Throne Room/End Title
  • Giuseppe Verdi;Christine Brewer;Karen Cargill;Stuart Neill;John Relyea;London Symphony Chorus;Sir Colin Davis;London Symphony Orchestra – Requiem: II. Dies irae
  • Basil Poledouris – Prologue / Anvil of Crom

Dream Theater: “On The Backs Of Angels”

On the Backs of Angels è un singolo del gruppo musicale statunitense Dream Theater, l’unico estratto dall’undicesimo album in studio A Dramatic Turn of Events e pubblicato il 18 luglio 2011.[1]

Il singolo ha ricevuto una nomination ai Grammy Awards 2012 nella categoria Best Hard Rock/Metal Performance, perdendo nei confronti di White Limo dei Foo Fighters.[2][3]

La canzone[modifica | modifica wikitesto]

Nel comporre On the Backs of Angels, sotto consiglio di uno dei loro fan, i Dream Theater hanno cercato di mostrare il tipico sound cui sono soliti realizzare.[4] Già dall’introduzione del brano, il gruppo l’ha immaginato come una traccia d’apertura che, secondo quanto affermato dal chitarrista John Petrucci, “fa sentire a casa” i propri fan.

L’introduzione è caratterizzata da un arpeggio di chitarra che Petrucci ha composto ispirandosi dalla musica dei Pink Floyd,[5] mentre al minuto 5:51 il brano si scompone in una sezione di pianoforte improvvisata da Jordan Rudess.[6]

Daft Punk: “Outlands”

Tron: Legacy è una colonna sonora del gruppo musicale francese Daft Punk, pubblicata il 22 dicembre 2010 dalla Walt Disney Records

 tratta della colonna sonora dell’omonimo film Tron: Legacy, uscito nelle sale cinematografiche nel 2010, che ha visto la partecipazione di un’orchestra di cento elementi. Secondo quanto affermato dal duo, la realizzazione della colonna sonora è stata l’occasione per inaugurare un’ulteriore fase sperimentale di nuovi tipi di musica, in questo caso l’elettronica, tornando alle origini di Homework, ma con l’introduzione di nuovi cambiamenti dovuti alla loro crescita e maturità guidando un’intera orchestra.

Guy-Manuel de Homem-Christo ha detto che è stata una grande esperienza dirigere un’orchestra e che gli piacerebbe fare altri progetti del genere in futuro, restando nel campo del cinema.

Amorphis: “The Orphan”

Elegy è il terzo album della progressive death metal/folk metal band Amorphis ed il primo con una predominanza del cantato pulito rispetto al growl; cantato pulito affidato al nuovo cantante Pasi Koskinen. I testi sono basati sulle ballate e sui poemi tradizionali finlandesi[1], compilati nelle Kanteletar da Elias Lönnrot nel 1840.

Hans Zimmer: “Dream Within A Dream”

Inception: Music from the Motion Picture è la colonna sonora del film Inception diretto, scritto e prodotto da Christopher Nolan nel 2010.

Il disco è stato composto da Hans Zimmer che con questo album è alla terza collaborazione con il regista britannico dopo aver lavorato con lui alla realizzazione della colonna sonora di Batman Begins (2005) e de Il cavaliere oscuro (2008) ed è stato pubblicato il 13 luglio del 2010.

IHans Zimmer ha composto le musiche del film coinvolgendo il chitarrista Johnny Marr, ex membro degli Smiths. Le tematiche cupe della pellicola e le ambientazioni surreali sono state accompagnate da esecuzioni orchestrali miste a musica elettronica[2] per poter enfatizzare il clima angosciante dei viaggi nel sogno dei protagonisti. Il compositore si è messo al lavoro dopo aver letto la sceneggiatura di Nolan. Marr utilizza una chitarra a 12 corde fondendo il suono dello strumento ad una linea orchestrale, creando un’atmosfera di inquietudine emotiva che viene accentuata dalle percussioni di sottofondo e dall’utilizzo di strumenti ad arco e ottoni[3]. Le linee melodiche sono state successivamente campionate con linee di basso molto estese che attribuiscono all’intera colonna sonora un effetto tetro, in linea con la trama della pellicola. L’intenzione era quella di creare dei suoni nostalgici e romantici, in grado di accompagnare lo spettatore nella realtà onirica in cui si viene catapultati. Il regista ha coinvolto Zimmer nei vari passaggi della pre-produzione e della realizzazione del film, in modo da poter dare al musicista la possibilità di seguire il lavoro passo a passo, realizzando le musiche in perfetta coordinazione con la fine delle riprese[4], facendogli incontrare gli interpreti e mostrandogli i vari disegni ai quali il regista si è ispirato. Le varie ispirazioni per le tracce composte sono state tratte dalle opere di Gödel e Johann Sebastian Bach[5].

La traccia Dream is Collapsing è utilizzata dal gruppo statunitense Dream Theater come intro del loro ultimo tour europeo[6]. Un altro brano della colonna sonora è utilizzato per concludere i concerti.

Slayer: “South Of Heaven”

South of Heaven è il quarto album in studio del gruppo musicale statunitense Slayer, pubblicato il 5 luglio 1988 dalla Def Jam Recordings.

Dopo il successo avuto con Reign in Blood, pubblicato due anni prima, gli Slayer danno vita ad un disco meno brutale rispetto al precedente lavoro. South of Heaven mostra un rallentamento del ritmo dei brani e l’aggiunta di uno sprazzo di melodia, mantenendo, comunque, un sound decisamente incisivo. Alla composizione dei brani dà un importante contributo anche il cantante e bassista Tom Araya.

L’album ottenne un buon successo negli Stati Uniti d’America, dove fu certificato disco d’oro per le oltre 500.000 copie vendute.[3]

L’omonima South of Heaven rende l’idea di come il sound degli Slayer si sia evoluto, per via della sua introduzione melodica e sinistra. La seguente Silent Scream riporta gli Slayer verso il loro classico sound. Behind the Crooked Cross è una delle tante canzoni finite sul “banco degli imputati” per inneggio al nazismo (“crooked cross” significa “croce uncinata”, simbolo della dittatura di Adolf Hitler), anche se certi, leggendo il testo, hanno dedotto che gli Slayer ripudiano fortemente quell’ideologia. Il testo parla di alcuni soldati tedeschi che iniziano a sentire il rimorso dei crimini che stanno commettendo. Il testo di Mandatory Suicide elenca le tragedie e gli orrori che porta la guerra; la sua introduzione fu campionata dal rapper Lil Jon nel suo brano Stop Fuckin’ wit Me, presente in Crunk Juice.

Queensrÿche: “Empire”

“Empire” is a song by the progressive metal band Queensrÿche, appearing on their 1990 album Empire. The lyrical content of the song warns of a foreboding and unstoppable “Empire” of drug trafficking within the United States and its related crimes, that will inevitably lead to the breakdown of civility in American society.

Known as a fan favorite, the group has played the song often live, doing so over a thousand times as of April 2016, and the track is the band’s second most played song in its setlist history. It is exceeded only by “Eyes of a Stranger”.[1]

Manowar: “Defender”

Defender è il secondo[1] singolo della band heavy metal Manowar, pubblicato nel 1983.

I Manowar sono un gruppo musicale heavy metal nato ad Auburn, New York, nel 1980, dall’incontro tra il bassista del gruppo Joey DeMaio e il chitarrista Ross the Boss.

Il nome del gruppo deriva da un termine usato nell’inglese arcaico, per l’appunto man o’ war o man-o-war, che indicava una tipologia di navi da guerra a vela in uso tra il XVI e il XIX secolo[5]. Un’altra possibile traduzione è quella che intende man-o’-war una contrazione di man of war, letteralmente uomo di guerra. I temi ricorrenti delle loro canzoni sono la mitologia, la guerra, la lealtà e l’onore. I testi delle loro canzoni presentano spesso elogi alla musica heavy metal, che è vista non solo come un genere musicale, ma come un vero e proprio stile di vita, di cui i Manowar si vantano di essere gli unici seguaci e portatori della parola[5].

The song “Defender” features a speech by famous American actor Orson Welles. The album was released 2 years after Welles died. The recording of Welles’ speech was re-used from the original 1982 demo of the song.

Manowar: “Heart Of Steel”

Kings of Metal è il sesto album della band statunitense Manowar. Considerato l’album più significativo dei Manowar, è un resoconto dell’epic duro proposto fino a Sign of the Hammer e l’approccio più power e moderno di Fighting the World. La copertina rappresenta un guerriero che, vittorioso in cima ad una collina, ha sotto i suoi piedi delle bandiere (sulle quali svetta quella statunitense), nella mano destra uno spadone insanguinato e nella sinistra un chakram attirante dei fulmini, secondo la tipica simbologia che i Manowar adotteranno per la maggioranza delle loro copertine.

È l’ultimo album con il chitarrista Ross the Boss (uno dei fondatori dei Manowar) prima del suo abbandono per tornare alla band punk The Dictators.

Michael Jackson: “Earth Song”

Earth Song è un singolo del cantante statunitense Michael Jackson, il terzo estratto dall’album HIStory: Past, Present and Future – Book II.

Scritta e composta da Jackson, si tratta di una ballad che incorpora elementi di gospel, di blues e di opera. Il cantante era solito nel pubblicare canzoni socialmente consapevoli, come We Are the World, Man in the Mirror e Heal the World; tuttavia Earth Song è stata la prima che ha apertamente affrontato il problema dell’ambiente e il benessere degli animali.

Nel 2011 il brano è stato incorporato con la poesia Planet Earth (originariamente pubblicata nella colonna sonora di This Is It nel 2009) e incluso come traccia nell’album di remix Immortal. È stata l’ultima canzone provata da Jackson in vita, intorno alla mezzanotte del 25 giugno 2009, alcune ore prima della sua morte.[8]

Lavorando con David Foster e Bill Bottrell, Jackson ha subito ricevuto recensioni generalmente favorevoli ottenendo una nomination ai Grammy Awards 1997, ricevendo negli anni diversi riconoscimenti dalle organizzazioni ambientali di tutto il mondo, raggiungendo la Top-Five nelle classifiche di molti paesi europei, rimanendo per ben sei settimane consecutive alla prima posizione della Official Singles Chart, con una vendita complessiva di 1.100.000 copie, diventando così il singolo di Jackson con il maggior successo di sempre nel Regno Unito.

Ed Sheeran: “I See Fire”

“I See Fire” is a song recorded and produced by English singer-songwriter Ed Sheeran. The song was commissioned for the soundtrack of the 2013 film The Hobbit: The Desolation of Smaug, where it played over the closing credits. The Hobbit director, Peter Jackson, asked Sheeran to write a song for the movie, after Jackson’s daughter, Katie, suggested Sheeran. Sheeran saw the film, wrote the song, and recorded most of the track elements on the same day.

Ennio Morricone: “The Ecstasy of Gold”

L’estasi dell’oro (o The Ecstasy of Gold) è un brano composto dal musicista italiano Ennio Morricone per la colonna sonora del film di Sergio Leone Il buono, il brutto, il cattivo, ricordata in particolare per essere il sottofondo musicale della scena in cui Tuco (Eli Wallach) cerca freneticamente, nel cimitero, la tomba dove si trovano 200.000 dollari in oro.

Il buono, il brutto, il cattivo è un film del 1966 diretto da Sergio Leone.

Tra i più celebri western della storia del cinema, è considerato la quintessenza del fortunato genere spaghetti western.[1] Girato sulla scia del successo di Per un pugno di dollari e Per qualche dollaro in più, il film completa la trilogia del dollaro leoniana. Il regista, per sfuggire ancora una volta al rischio di ripetersi, aumenta di nuovo il numero dei protagonisti, da due a tre, collocando la trama nel contesto storico della guerra di secessione americana.

Europe: “The Final Countdown”

The Final Countdown è una famosissima canzone della rock band svedese Europe, scritta dal cantante Joey Tempest. È stata pubblicata come singolo di lancio e title track del terzo album in studio del gruppo, The Final Countdown nel 1986. Il singolo ha raggiunto il primo posto in 25 paesi,[4] incluso il Regno Unito, in cui è stato certificato disco d’oro per le vendite nel 1986.[5] Negli Stati Uniti, il singolo si è piazzato all’ottavo posto della Billboard Hot 100 e alla diciottesima posizione della Mainstream Rock Songs. In Italia è rimasto per nove settimane consecutive al primo posto in classifica, risultando il secondo singolo più venduto nell’anno 1987.[6] In totale, ha venduto quasi 12 milioni di copie in tutto il mondo.

La canzone è stata strutturata su un riff di tastiere che Joey Tempest aveva scritto già nel 1981-82,[7] usando un sintetizzatore Korg Polysix datogli in prestito dal tastierista Mic Michaeli.[8][9] «Il tempo un po’ galoppante era ispirato a Run to the Hills degli Iron Maiden», ha affermato Tempest.[10] Nel 1985, il bassista John Levén suggerì al cantante di scrivere una canzone strutturata su quel riff.[7] Tempest registrò una versione demo della canzone e la fece ascoltare agli altri membri della band.[11] In un primo momento, i membri espressero reazioni contrastanti al riguardo. Il chitarrista John Norum ha affermato in un’intervista nel 2005:[12]

« Quando sentii per la prima volta l’intro di sintetizzatore di The Final Countdown, la mia reazione fu: “No, questa è pazzia. Non possiamo usarlo”… Grazie a Dio non mi hanno dato ascolto. »

Joey Tempest ha aggiunto nella stessa intervista:[12]

« Alcuni dei ragazzi della band pensavano fosse troppo diverso per una rock band. Ma alla fine ho lottato duramente per fare in modo che lo usassero. »

Il testo della canzone venne ispirato da quello di Space Oddity di David Bowie.[12] Il suono del riff di tastiera presente nella canzone è stato ottenuto utilizzando una unità rack di una Yamaha TX-816 e un sintetizzatore Roland JX-8P.[13] «Feci un suono di ottoni dalla JX-8P e usai un suono tipico dalla Yamaha, e semplicemente li combinai assieme», ha affermato Mic Michaeli.[13]

Quando fu il momento di scegliere il primo singolo estratto dall’album The Final Countdown, Tempest suggerì la canzone The Final Countdown.[11] In origine la band non aveva mai pianificato di pubblicare il pezzo come singolo, e alcuni membri volevano che Rock the Night fosse il primo singolo.[11][12] The Final Countdown venne scritta per essere la canzone di apertura nei concerti, e nessuno pensò mai sarebbe diventato un successo.[11] Ma quando la loro etichetta discografica Epic Records insinuò che doveva essere il primo singolo, il gruppo decise di pubblicarlo.[14]

Come ha affermato Joey Tempest riferendosi alla canzone:[15]

« È sempre una bella sensazione. A volte la senti per le strade o qualcuno l’ha sul proprio cellulare o qualcosa del genere… è una bella sensazione! A dire il vero, ho fatto un’intervista circa un anno fa con un giornale americano e hanno parlato di come sia stata molto utilizzata nello sport in America… di cui io non conoscevo molto. A quanto pare è stata usata molto ed è stato bello sentirselo dire. La cosa ironica, però, è che la canzone è stata in realtà scritta per i fan. Era lunga più di sei minuti e non era mai stata pensata per essere un successo o qualcosa di simile. Era stata concepita per essere l’apertura degli spettacoli “live”. Stavamo lavorando al nostro terzo album e volevamo una vera “grande” apertura per lo show. Così, avevo questo “riff” nascosto in un cassetto risalente ai miei anni universitari e l’ho tirato fuori, trovandogli un tempo, scrivendo il testo e si è rivelato essere una ottimo pezzo introduttivo per l’album così come per gli show. Al giorno d’oggi, non la proviamo ma quando la suoniamo dal vivo, risulta ancora così incredibile! Comunica così bene con il pubblico e amiamo davvero suonarla. »

Alan Menken: “The Hunchback of Notre Dame”

Il gobbo di Notre Dame (The Hunchback of Notre Dame) è un film del 1996 diretto da Gary Trousdale e Kirk Wise. È il 34º Classico Disney, ed è basato sul romanzo Notre-Dame de Paris di Victor Hugo.

Dopo aver lavorato su Pocahontas per un anno, ad Alan Menken e Stephen Schwartz vennero offerti più progetti di film su cui lavorare, quando più o meno scelsero Il gobbo di Notre Dame poiché attratti, secondo Schwartz, dai temi di fondo dell’emarginazione sociale e della lotta di Quasimodo per liberarsi del predominio psicologico di Frollo.[40]

Il film è percorso da diversi motivi musicali, che si diramano dentro e fuori i vari brani e il cui timbro varia a seconda dell’azione che si sta svolgendo. Le canzoni del film sono “The Bells of Notre Dame” per Clopin, “Out There” per Quasimodo e Frollo, “Topsy Turvy” per Clopin, “God Help the Outcasts” per Esmeralda, “Heaven’s Light” e “Hellfire” per Quasimodo e Frollo, “A Guy Like You” per i gargoyle e “The Court of Miracles” per Clopin e gli zingari.

Tre canzoni scritte per il film furono scartate durante il processo di storyboard. Trousdale e Wise non erano certi di quale numero musicale potesse essere collocato nel terzo atto, anche se Menken e Schwartz avevano concepito due canzoni d’amore tra Esmeralda e Febo, “In a Place of Miracles” e “As Long as There’s a Moon”. Tuttavia, i registi ritennero che esse avrebbero lasciato troppo in disparte Quasimodo,[41] e infine decisero di far cantare a Clopin la condanna a morte di Febo e Quasimodo per aver trovato la Corte dei miracoli.[42] Menken e Schwartz scrissero anche “Someday”, originariamente perché venisse cantata durante il film, ma i registi suggerirono che nella cattedrale sarebbe dovuto esserci un canto religioso, e la canzone fu spostata nei titoli di coda.[43] La canzone fu eseguita dal gruppo R&B All-4-One per la versione nordamericana,[44] dagli Eternal per quella britannica, da Luis Miguel per quella spagnola (intitolata “Sueña”) e dai Neri per Caso per quella italiana (intitolata “Quando”).

Hans Zimmer: “The Gladiator”

La colonna sonora del film Il gladiatore, scritta principalmente dal compositore Hans Zimmer, divenne uno dei più grandi successi della storia del cinema[2], come quelle di Titanic e Guardia del corpo. Alcuni brani del disco, come il celeberrimo tema composto da Zimmer presente all’inizio della traccia The Battle, vengono usati spesso, ad esempio in trasmissioni televisive, per sottolineare situazioni particolari, anche ironicamente.

L’altrettanto celebre brano conclusivo Now We Are Free è interpretato dalla musicista australiana Lisa Gerrard ed è un medley di due temi composti dalla stessa Gerrard e da Hans Zimmer (contenuti rispettivamente anche nelle tracce Elysium ed Honor Him). La canzone, che rappresenta un canto funebre, ha ottenuto una candidatura al premio Oscar ed è stata per anni usata per la pubblicità di una nota marca italiana di biscotti. A volte viene accreditato erroneamente all’irlandese Enya.

Nel film ci sono due brani del gruppo italiano di musica antica Synaulia. Trattasi di Pavor e di Etruria, brani tratti dal disco Synaulia – La musica dell’antica Roma vol. I pubblicato dalla Amiata Records nel 1996. Si tratta di ipotetiche ricostruzioni filologiche della musica dell’antica Roma imperiale.

Hans Zimmer: “The Prince of Egypt The Plagues”

Il principe d’Egitto (The Prince of Egypt) è un film d’animazione della DreamWorks Animation del 1998 con la regia di Brenda Chapman, Steve Hickner e Simon Wells. Primo film della DreamWorks, si tratta di un remake animato de I dieci comandamenti degli anni cinquanta e interpretato da Charlton Heston[1]. Adattamento del libro dell’Esodo, la pellicola, doppiata in lingua originale da attori del calibro di Val Kilmer, Ralph Fiennes, Michelle Pfeiffer, Sandra Bullock, Jeff Goldblum, Danny Glover e Patrick Stewart, è incentrata sulla vita di Mosè, da principe d’Egitto a guida del popolo d’Israele verso la terra promessa.

Al momento della sua uscita, 18 dicembre 1998, ha rappresentato il film d’animazione più costoso della storia del cinema[2]. Con una reazione positiva da parte della critica, che elogiò il film per la sua musica e la storia, e con un ottimo incasso al botteghino, Il principe d’Egitto si guadagnò vari riconoscimenti, tra cui un Oscar per la migliore canzone (When You Believe), cantata in lingua originale da Whitney Houston e Mariah Carey[3]. Costato 70 milioni di dollari[4], la pellicola ha incassato circa 218 milioni di dollari[4], diventando il film d’animazione non disneyano di maggiore incasso nella storia del cinema. Il record è stato battuto nel 2007 con l’uscita de I Simpson – Il film[5].

La regista Brenda Chapman fu la prima donna a co-dirigere un grande film d’animazione[2]. Il successo della pellicola convinse la DreamWorks a realizzare un prequel nel 2000, Giuseppe il re dei sogni (Joseph: King of Dreams), uscito direttamente in video[6].

Carl Orff: “Carmina Burana”

Carmina burana è una cantata scenica composta da Carl Orff tra il 1935 e il 1936, ed è basata su 24 poemi tra quelli trovati nei testi poetici medievali omonimi, opera di goliardi e clerici vagantes. Il titolo completo è “Carmina burana: Cantiones profanae cantoribus et choris cantandae, comitantibus instrumentis atque imaginibus magicis”.

Questa composizione appartiene al trittico teatrale di Orff “Trionfi” che, composto in periodi diversi, comprende anche i Catulli Carmina e il Trionfo di Afrodite. Fu rappresentato la prima volta l’8 giugno 1937 a Francoforte sul Meno, mentre la prima italiana si tenne il 10 ottobre 1942 al Teatro alla Scala di Milano.

Prologo: Fortuna imperatrix mundi (“Sorte imperatrice del mondo”), nel quale è presente il famoso brano O Fortuna; consiste in una serie di improperi contro la sorte, che governa secondo il proprio capriccio il destino degli uomini, e consiste in due sezioni:

O Fortuna

Fortunae plango vulnera

L’opera non segue una trama precisa ma parte della struttura della composizione si basa sul concetto del giro della Ruota della fortuna: infatti sulla prima pagina della raccolta dei poemi è rappresentata la ruota con quattro frasi posizionate intorno quest’ultimo.

Il brano O Fortuna apre e chiude il ciclo ed è forse il brano più celebre della composizione: viene sovente proposto in situazioni apocalittiche o potentemente drammatiche.

Black Pearl (From Pirates of the Caribbean The Curse Of the Black PearlScore)”

Manowar: “Black Wind Fire And Steel”

Fighting the World is the fifth album by the American heavy metal band Manowar, released in 1987 (see 1987 in music). This was the first Manowar album to feature artwork by long-time collaborator Ken Kelly, and also one of the first heavy metal albums to be recorded and mixed entirely on digital equipment (Turbo album, by Judas Priest, was prior to that). Since Fighting The World, all Manowar album covers have been painted by Ken Kelly.

John Williams: “The Imperial March Darth Vader Theme”

The Imperial March (Darth Vader’s Theme)[1] è un tema musicale presente nel franchise di Guerre stellari. Venne composto da John Williams per il film L’impero colpisce ancora. Insieme a Yoda’s Theme, The Imperial March venne presentata il 29 aprile 1980, “tre settimane prima della premiere del film, in occasione del primo concerto di John Williams come direttore della Boston Pops Orchestra”.[2] Si tratta di uno dei più conosciuti temi sinfonici della storia del cinema, un classico esempio di leitmotiv, un tema ricorrente associato a un determinato personaggio o avvenimento in una storia.

Per fornire un tema musicale al malvagio Impero galattico, Williams scrisse una partitura drammatica e operistica, facendo ricorso agli ottoni in chiave minore, in modo che “la musica investa lo spettatore con una forza declamatoria prepotente e ripetitiva”. Grazie alla struttura basilare della marcia, il cui attacco di tre note ben si prestò a essere inserito nella tessitura musicale delle altre tracce, come monito incombente dell’Impero, Williams riuscì a imprimere sul pubblico la sensazione di pericolo imminente.

John Williams: “The Throne Room End Title”

L’intera colonna sonora dell’episodio è stata composta da John Williams (che comporrà le colonne sonore anche degli altri film appartenenti alla saga). L’idea di Lucas per Guerre Stellari era quella di una partitura di carattere operistico, che utilizzasse diversi stili musicali, derivati principalmente dagli idiomi del tardo romanticismo di Richard Strauss e dai lavori di Erich Korngold e Max Steiner, autori musicali molto apprezzati da questi. Williams comunque si distacca per la realizzazione dell’opera dai suggerimenti e desideri di Lucas e si ricollega a Holst, Walton e Stravinsky, creando musiche di stampo classico. Ogni traccia musicale è perfettamente predisposta per tutte le scene della pellicola, sia per le scene di battaglia nello spazio, sia per quelle in cui si devono traspirare i sogni e le speranze dei protagonisti, trasformando il tutto in un connubio tra immagini e suoni che ha sicuramente garantito il successo del film.

Accoglienza

Il compositore John Williams.

Divenendo un portatore di una nuova modernizzazione musicale e conosciuto come “Johnny Williams”, il futuro grande compositore agli inizi degli anni settanta si distacca dal genere pop per dedicarsi completamente alle opere orchestrali e classiche, per poi raggiungere la fama grazie all’album discografico del film Guerre stellari, talmente apprezzato (e popolare nelle classifiche) dal pubblico da creare dal tema musicale del film una versione disco dance registrata su un disco LP selvaggiamente abbracciato e sentito spesso nei club per un intero anno dopo l’uscita della pellicola.

 

 

Mozart  Requiem In D Minor, K 626  ” 1. Introitus  Requiem Aeternam”

Riccardo Muti (Napoli, 28 luglio 1941) è un direttore d’orchestra italiano.

Dal 1968 al 1980 è stato direttore principale e direttore musicale del Maggio Musicale Fiorentino e dal 1986 al 2005 è stato direttore musicale del Teatro alla Scala di Milano.

Dirige l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, che ha fondato nel 2004 e che ha sede a Piacenza e Ravenna. Dal 2010 è music director della Chicago Symphony Orchestra, con la quale ha rinnovato il contratto fino all’estate del 2020.

Nel 2015 ha fondato la Riccardo Muti Italian Opera Academy, un’accademia internazionale con sede a Ravenna dove allievi di direzione d’orchestra, pianisti e cantanti d’opera selezionati da una commissione possono perfezionare le proprie conoscenze con Riccardo Muti.

The Edge Of Soul”

È la nuova colonna sonora creata per Soul Edge, pubblicata il 18 dicembre 1996 e della durata di 58:09 minuti: possiede delle tracce differenti da quelle originali, ma ciascuna rispecchia un personaggio del cast dei combattenti. Pubblicata da BGM Japan Entertainment, fu composta da Bentenmaru (KHAN) (tracce 2, 8, 10, 16), 

Gli arrangiamenti furono fatti da KHAN (2, 16),

Faith No More: “Epic”

Epic è un singolo del gruppo musicale statunitense Faith No More, il secondo estratto dall’album The Real Thing nel gennaio 1990. È stato il brano che ha reso famoso il gruppo, raggiungendo la nona posizione della Billboard Hot 100 e diventando la loro unica hit da top 10 negli Stati Uniti. Ha inoltre ottenuto il primo posto in classifica in Australia.

The Real Thing è il terzo album in studio del gruppo musicale statunitense dei Faith No More, pubblicato nel 1989 dalla Slash Records. È anche il primo album che annovera nella formazione il cantante Mike Patton. Grazie anche alle capacità vocali del nuovo cantante, in questo album i Faith No More aumentano la miscela di generi, combinando tra loro elementi tipici dell’heavy metal, del funk, dell’hard rock, dell’hardcore punk, del soul e del rap. I suoi singoli più noti sono Epic, una delle più celebri canzoni rap metal, e Falling to Pieces. Nell’album trovano posto anche la cover del pezzo contro la guerra War Pigs dei Black Sabbath, e Edge of the World, una ballata che parla di un pedofilo.

Nel 1990 l’album ha conquistato sia il disco d’oro (certificazione RIAA del 18 luglio) che il disco di platino (certificazione RIAA del 26 settembre). Epic è al 30esimo posto nella classifica delle “40 Greatest Metal Songs Ever” di VH1. The Real Thing è considerato da molti critici il migliore album tra quelli pubblicati dalla band.[4]

Mozart  Requiem In D Minor, K 626  ” 3. Sequentia  Dies Irae”

La Messa di Requiem in Re minore K 626 è l’ultima composizione di Wolfgang Amadeus Mozart. Rimasta incompiuta per la morte dell’autore, avvenuta il 5 dicembre 1791, fu completata successivamente dall’amico Franz Süssmayr. Viene considerata l’opera più importante di Mozart nonostante sia incompiuta.

La composizione del Requiem[modifica | modifica wikitesto]

L’opera è legata alla controversa vicenda della sua morte, avvenuta il giorno successivo al completamento delle parti vocali del Lacrimosa. Stendhal, in Vite di Haydn, Mozart e Metastasio (1815), parla di un anonimo committente (che si presentò alla sua porta nel cuore della notte con una maschera come quelle di carnevale, un mantello scuro, aria lugubre e una sacca contenente danari) che incarica Mozart, malato e caduto in miseria, di comporre in quattro settimane una messa da requiem, dietro compenso di cinquanta ducati.

Secondo l’ipotesi avanzata da Stendhal, Mozart tentò di scoprire chi fosse il misterioso committente. Quando le forze cominciarono a mancargli per il duro lavoro e si rese conto di non riuscire ad identificare l’uomo, il compositore austriaco si convinse che il committente fosse un emissario dell’aldilà che lo avesse incaricato in realtà di scrivere la messa da Requiem per se stesso. Inoltre, allo scadere delle quattro settimane l’uomo si presentò per ritirare la composizione, che però Mozart non aveva ancora completato. Così, nonostante i sospetti del musicista, gli offrì altri cinquanta ducati e altre quattro settimane di tempo: inutili, poiché Mozart morirà lasciando l’opera incompiuta.

Una leggenda molto famosa ma totalmente infondata vuole che sia stato il musicista italiano Antonio Salieri – invidioso del talento di Mozart – a forzare il deperimento del già malato collega. Tale leggenda è stata alimentata da Aleksander Puškin nella sua opera teatrale Mozart e Salieri (1830), e ripresa negli anni settanta dal drammaturgo Peter Shaffer nell’opera teatrale Amadeus (1978). Da Shaffer il regista Miloš Forman ha tratto il suo Amadeus (1984), film nel quale tale leggenda è, appunto, narrata.

Dream Theater: “Scarred”

Awake è il terzo album in studio del gruppo musicale statunitense Dream Theater, pubblicato il 4 ottobre 1994 dalla East West Records.

Si tratta dell’ultimo album registrato insieme al tastierista Kevin Moore, il quale abbandonò il gruppo poco dopo il termine delle registrazioni dello stesso. Rispetto all’album precedente, Awake è caratterizzato da atmosfere più cupe e sonorità più tendenti all’heavy metal, ma tuttavia non mancano i brani con atmosfere suggestive come Voices, Lifting Shadows Off a Dream e Space-Dye Vest. Per la prima volta in un loro album viene usata una chitarra a sette corde, grazie al quale vengono raggiunte tonalità più basse e cupe. Inoltre le canzoni più brevi hanno tendenzialmente una struttura strofa-ritornello che le rendono più accessibili a chi non abbia molta familiarità col progressive metal e i suoi continui cambi di melodia.

The lyrics to “Scarred” were initially inspired by a mishearing of the lyrics to The Clash’s “Rock the Casbah”.[19] The song eventually took on a darker tone as the tempo changed and guitarist John Petrucci began writing lyrics about depression. The lines inspired by “Rock the Casbah”, while present on the working demo, were removed entirely for the final release.

Blind Guardian: “A Past And Future Secret”

A Past and Future Secret è un singolo della band tedesca Blind Guardian pubblicato nel 1995, tratto dall’album Imaginations from the Other Side. La title track è una canzone acustica e il testo tratta il Ciclo arturiano, la cui fine è descritta attraverso gli occhi di un osservatore. Nello specifico descrive la caduta di Camelot e la distruzione del sogno di Re Artù nella Battaglia di Camlann, dove il re e suo figlio bastardo Mordred si uccidono a vicenda. Ferito mortalmente Artù è trasportato ad Avalon dove rimarrà a guarire finché la Britagna non avrà nuovamente bisogno di lui.

Blind Guardian: “Born in a Mourning Hall”

È un album molto più complesso dei precedenti, più melodico e moderno, con un sound estremamente “corposo” reso tale dall’utilizzo del sintetizzatore. Questa scelta provocò molti dissensi tra i fan più datati, ma portò molti giovani fans ad interessarsi a questo gruppo ormai sulla cresta dell’onda. Molti fan lo ritengono uno dei loro album meglio riusciti.

Il tema portante dell’album è l’attrazione per il fantastico; la title track, Imaginations From the Other Side introduce l’ascoltatore in un mondo di magia e fantasia parlando della “traversata del pensiero” verso l’immaginazione. La maggior parte delle tracce è comunque ispirata al Ciclo bretone così come è stato raccontanto da Terence Hanbury White nel suo romanzo Re In Eterno (The Once And Future King).

Born in a Mourning Hall critica il sistema di dominio attuato in modo subdolo dalla società odierna.

Blind Guardian: “Frutto Del Buio”

A Night at the Opera (Una notte all’opera in inglese) è il settimo album registrato in studio del gruppo musicale power metal tedesco Blind Guardian, pubblicato dalla Virgin Records nel 2002. Il titolo dell’album è un omaggio all’omonimo disco dei Queen.

Note La bonus track Harvest of Sorrow è in lingue diverse a seconda del paese di distribuzione

Come suggerisce il titolo, i brani di quest’album sono stati concepiti in modo tale da dare l’illusione che siano accompagnati da un’orchestra. Gli strumenti classici del genere metal (chitarra, basso, e batteria), non sono però accompagnati da una vera orchestra, ma dall’uso del sintetizzatore, nonostante la band in principio volesse farsi accompagnare veramente da un’orchestra, idea poi scartata a causa di problemi economici.

Le tracce[modifica | modifica wikitesto]

È un album dai vari temi, che spazia dal mito classico alla letteratura ottocentesca.

La prima traccia, Precious Jerusalem, è chiaramente ispirata sia come musica che come contenuti a Jesus Christ Superstar, da sempre l’album preferito dei Hansi Kürsch (cantante e frontman del gruppo).

La bonus track Harvest of Sorrow è stata registrata in cinque versioni differenti: una in inglese, una in italiano, una in francese, due in spagnolo una per il mercato europeo e una per quello sudamericano.

Basil Poledouris: “Riddle of steel Riders of do”

Insomnium: “One For Sorrow”

One for Sorrow is the fifth studio album by the Finnish melodic death metal band Insomnium. It was released on October 12, 2011 in Finland, October 17, 2011 throughout the rest of Europe, and October 18, 2011 in the USA, on Century Media Records.[1]

Judas Priest: “One Shot at Glory”

È ritenuto uno degli album più rappresentativi della carriera del quintetto britannico, oltre che di tutto il movimento heavy metal. In questo disco è forse concentrato il significato stesso del movimento, i cui elementi sono rappresentati dappertutto, non solo nella musica, ma anche nell’abbigliamento del gruppo, nelle sessioni fotografiche, e nei testi energici, al vetriolo, costruiti in modo tale per poter accompagnare la durezza della musica proposta.

Le parti di batteria di Scott Travis, insieme con l’appesantito suono delle chitarre, segnò un importante momento di passaggio dall’heavy più orecchiabile degli anni ottanta a quello più violento ed incisivo che farà fortuna negli anni novanta. La title track è generalmente considerata alla stregua di un vero e proprio inno dai più ferventi appassionati del genere.

Painkiller è inoltre l’ultimo album registrato con il cantante Rob Halford, che poco dopo il disco lasciò il gruppo per potersi dedicare ai suoi progetti personali. Il sostituto chiamato a rimpiazzarlo fu Tim “The Ripper” Owens. Halford si ricongiunse al gruppo nel 2004

Basil Poledouris: “Rock Shop”

RoboCop è un film del 1987 diretto da Paul Verhoeven, con protagonista Peter Weller. È una storia di fantascienza ambientata in un prossimo futuro distopico. Nella sceneggiatura sono presenti note satiriche e un feroce cinismo. Il film è stato prodotto dalla Orion Pictures.

Il film ha avuto due seguiti di minore successo e budget di produzione, RoboCop 2 e RoboCop 3. Ha inoltre avuto un reboot nel 2014. Al film si ispirarono anche diversi fumetti, vari videogiochi e quattro serie televisive, tutti aventi per protagonista un agente di polizia cyborg.

Nel 2014 è uscita la versione “Unrated Director’s Cut” in DVD e Blu-Ray contenente il film originale rimasterizzato con le scene più violente e crude.

988 – BMI Film & TV Award

Miglior colonna sonora a Basil Poledouris

The soundtrack score for the movie was composed by Basil Poledouris, who used both synthesized and orchestral music as a mirror to the man-versus-machine theme of the movie. The score alternates brass-heavy material, including the RoboCop theme and ED-209’s theme, with more introverted pieces for strings, such as during RoboCop’s homecoming scene. The music was performed by the Sinfonia of London, conducted by Howard Blake and Tony Britten. The soundtrack initially was released by Varèse Sarabande containing highlights from the score in an order different from that heard in the movie. The final four tracks were included on later CD re-issues.

Queen: “Princes Of The Universe”

Princes of the Universe è una canzone cantata dai Queen, uscita dall’album A Kind of Magic nel 1986.

Il brano è stato scritto da Freddie Mercury, ed è una delle colonne sonore del film Highlander – l’ultimo immortale, ed è la canzone della sigla della serie Tv omonima. La versione del brano inclusa nel film si differenzia di molto dalla stessa inclusa successivamente nell’album. Quest’ultima non è mai apparsa, fino ad ora, su nessun album ufficiale della band.

La canzone è stata inclusa anche nel Greatest Hits III del 1999.

Fantasy General: “Dies Irae”

Fantasy General is a hex-based fantasy game published by Strategic Simulations in 1996.[1] Its structure was taken from the computer wargame Panzer General with some modifications to the base system.[2] It was the second in the Five Star General series. It allows gaming against other human players by email. It was published on GOG.com in May 2015 with support for Windows, macOS, and Linux after GOG Ltd acquired the copyright to the title.[3]

The soundtrack to Fantasy General was composed by Rick Rhodes and Danny Pelfrey and featured soprano Marisa Lenhardt. The game’s music featured original settings of Strife is O’er, the Dies Irae, the Easter sequence Victimae Paschali Laudes, Let All Mortal Flesh Keep Silence, Dona Nobis Pacem and two works by Johann Sebastian Bach, Komm, süßer Tod, komm selge Ruh and Wir essen und leben.

Giuseppe Verdi: “Requiem Dies Irae”

La Messa da Requiem è una composizione sacra di Giuseppe Verdi del 1874 per coro, voci soliste ed orchestra.

È dedicata ad Alessandro Manzoni.

Dopo il successo di Aida, Verdi si ritirò per un lungo periodo dal teatro d’opera.

Non smise tuttavia di comporre e il lavoro più importante di questo periodo è appunto la Messa da Requiem.

Alessandro Manzoni, lo scrittore al quale Verdi dedicò il Requiem.

In realtà egli pensava da tempo ad una composizione di questo tipo, tanto che nel 1869 aveva promosso l’organizzazione di una messa di requiem a più mani per la morte di Gioachino Rossini (nota come Messa per Rossini). Il “Libera me Domine” della messa del 1874 fu composto in quell’occasione, anche se non venne mai usato a causa del fallimento del progetto[1].

Verdi rimase molto impressionato dalla morte del compatriota Alessandro Manzoni, avvenuta il 22 maggio 1873. Manzoni, come Verdi, si era impegnato per l’unità di Italia avvenuta pochi anni prima, e condivideva dunque con lui i valori tipici del Risorgimento, di giustizia e libertà. La sua morte gli fornì dunque l’occasione per realizzare il vecchio progetto, questa volta componendo l’intera messa.

Il 3 giugno successivo, Verdi, scrisse a Ricordi: «Io pure vorrei dimostrare quanto affetto e venerazione ho portato e porto a quel grande che non è più e che Milano ha tanto degnamente onorato. Vorrei mettere in musica una Messa da morto da eseguirsi l’anno venturo per l’anniversario della sua morte. La Messa avrebbe proporzioni piuttosto vaste, ed oltre ad una grande orchestra ed un grande coro, ci vorrebbero anche (ora non potrei precisarli) quattro o cinque cantanti principali».

Dopo l’autorizzazione dell’allora sindaco Giulio Bellinzaghi, il requiem, che Verdi offrì alla città di Milano, fu eseguito in occasione del primo anniversario della morte di Manzoni, il 22 maggio 1874, nella Chiesa di San Marco sempre a Milano. Fu diretto dallo stesso Verdi ed i quattro solisti furono Teresa Stolz (soprano), Maria Waldmann (mezzosoprano), Giuseppe Capponi (tenore) e Ormondo Maini (basso). Il successo fu enorme e la fama della composizione superò presto i confini nazionali.

Nel 1875 Verdi operò una revisione al Liber scriptus, sostituendo il fugato del coro con un’aria per mezzosoprano.

Il Lacrimosa è una rielaborazione del materiale del Lacrimosa del Don Carlo, presente inizialmente nel IV atto dell’opera nella sua versione in cinque atti.

Il manoscritto autografo è conservato presso il Museo Teatrale alla Scala di Milano.

Basil Poledouris: “Klendathu Drop”

Starship Troopers – Fanteria dello spazio (Starship Troopers) è un film di fantascienza bellica del 1997, diretto da Paul Verhoeven. È liberamente tratto dal romanzo Fanteria dello spazio del 1959 di Robert A. Heinlein. Ha avuto tre seguiti: Starship Troopers 2 – Eroi della federazione (2004), Starship Troopers 3 – L’arma segreta (2008) e Starship Troopers: l’Invasione (2012), un film animato che riprende la storia dal primo film senza tenere in considerazione i due seguiti. Il film costato circa 100.000.000$ ne ha incassati solo la metà in patria, ma grazie agli incassi all’estero arrivò ad incassare in tutto 121.000.000.

Angra: “Make Believe”

Holy Land is a 1996 concept album by Brazilian metal band Angra. Its theme is centered on the Brazilian land by the time it was discovered in the 16th century, as depicted in the art surrounding the album release. Once fully opened, the cover illustration turns out to be an old 15th-century map. Title track “Holy Land” contains many indigenous and folkloric influences taken from Brazilian music, but also includes classical arrangements symbolizing Europe at the time.

The opening track “Crossing” features a rendition of O Crux Ave by Giovanni Pierluigi da Palestrina. The following songs deal with life in the “holy land” prior to its colonization by the Portuguese and subsequent changes Brazil underwent upon their arrival.

According to drummer Ricardo Confessori, the track “Nothing to Say” was developed around a drum riff he created around 1994 at a small rural property owned by guitarist Rafael Bittencourt.[4] His band mates heard it and soon joined in to create the rest of the song, including the single-note opening riff.[4]

Strauss: “Also Sprach Zarathustra”

Così parlò Zarathustra (Also sprach Zarathustra, op. 30) è uno dei poemi sinfonici più noti di Richard Strauss. Composto nel 1896, è evidentemente ispirato all’omonima opera poetico-filosofica del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche. L’usuale durata dell’interpretazione è di mezz’ora.

Il poema è nel repertorio sinfonico fin dalla sua composizione e prima esecuzione, diretta dall’autore a Francoforte sul Meno.

Nella versione discografica originale della colonna sonora di 2001: Odissea nello spazio la versione presente dell’introduzione al poema sinfonico è eseguita dall’Orchestra Filarmonica di Berlino diretta da Karl Böhm.

Blind Guardian: “Into The Storm”

Nightfall in Middle-Earth è il sesto album registrato in studio dei Blind Guardian, pubblicato nel 1998 dalla Virgin Records.

Si tratta di un concept album basato sul libro Il Silmarillion di J. R. R. Tolkien,[1] ed è da molti ritenuto il migliore album dei Blind Guardian. 

Ma i riferimenti ed i richiami alle vicende del Silmarillion sono molto più accurati e minuziosi di quanto sembri ad una prima lettura dei testi, e solo chi ha ben presente l’opera di Tolkien può apprezzare appieno la fedeltà al testo originale con cui i Blind Guardian hanno composto le liriche di quest’album.

Tecnicamente parlando, i Blind Guardian hanno conferito un sound maggiormente sinfonico a questo album rispetto ai precedenti, sebbene una vera orchestra sia assente (l’effetto è ottenuto grazie all’uso dalle tastiere e della tecnica dell’overdubbing). Paragonato ai precedenti lavori come Somewhere Far Beyond, le canzoni sono più facili all’ascolto, ma non perdono nulla della tradizionale velocità degli assoli di chitarra e della potenza tipica del power metal. Questo nuovo stile ha racconto critiche da molti fan della Band tedesca. È da notare che da questo album il cantante Hansi Kürsch ha abbandonato definitivamente il basso per dedicarsi completamente alla voce, lasciando il posto a Oliver Holzwarth mai entrato ufficialmente nella band ma sempre presente come ospite.

Basil Poledouris: “Prologue Anvil of doom”

Fra il tempo in cui l’oceano inghiottì l’Atlantide e il sorgere dei figli di Aryas, vi fu un’era aldilà di ogni immaginazione. L’era in cui visse Conan, destinato a portare la corona ingioiellata di Aquilonia sulla sua fronte inquieta. Sono io, suo cronista, il solo che può raccontarvi la sua saga. Lasciate che vi dica di quei giorni di gloriose avventure

Conan il barbaro è una pellicola cinematografica del 1982, diretta da John Milius.

Ispirata al personaggio di racconti fantastici (fantasy) Conan il Barbaro, ideato da Robert Ervin Howard sulle pagine di Weird Tales nel 1932. Nel 1984 è stato realizzato un seguito stand-alone Conan il distruttore.

Il personaggio di Conan venne affidato all’attore Arnold Schwarzenegger, che proprio con questa pellicola acquisì notorietà internazionale.

Nel 2011 è uscito un riavvio (reboot) intitolato Conan the Barbarian, che è stato stroncato sia dalla critica che in termini d’incasso[1].

Bruce Springsteen: “No Surrender Live”

No Surrender è un singolo di Bruce Springsteen, pubblicato nel 1984 sull’album Born in the U.S.A.. Il singolo raggiunse la 40# posizione nella Mainstream Rock Charts

A pop influenced rocker, it was only included on the album at the insistence of Steven Van Zandt, but has since become a concert staple for Springsteen.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Durante il Born in the U.S.A. Tour il brano fu raramente eseguito, e inoltre la canzone era una lenta versione acustica di chitarra e fisarmonica. In seguito fu occasionalmente eseguita in altri tour come nel The Rising Tour e nel Magic Tour.

Il brano divenne particolarmente celebre nel 2004 quando John Kerry, il candidato democratico nelle elezioni presidenziali di quell’anno e un fan di Springsteen, lo usò come tema musicale per la sua campagna elettorale.

Ennio Morricone: “Marco Polo Main Theme”

Marco Polo è una miniserie televisiva epica trasmessa originariamente nel 1982 in 46 paesi: dalla NBC negli Stati Uniti, da Antenne 2 in Francia, dalla RAI in Italia e da RTVE in Spagna.

È stata la prima collaborazione tra una televisione occidentale e una cinese. Venne finanziata da parte delle imprese statunitensi NBC e Procter & Gamble, dalle giapponesi Tentsu e TBS, e dalla CCAA cinese (film Cina-produzione).

Il ruolo di Marco Polo, mercante ed esploratore nato a Venezia nel XIII secolo, è interpretato da Kenneth Marshall. La serie annovera tra i protagonisti anche Denholm Elliott, Anne Bancroft, John Gielgud, Leonard Nimoy, Burt Lancaster e altri. Nelle riprese in esterno effettuate in Himalaya, Beppe Tenti è la controfigura di Marco Polo Kenneth Marshall nonché capo e organizzatore della seconda troupe televisiva.

Ennio Morricone: “Marco Polo: The Great March of Kublai”

Richard Benson: “Cani al cimitero”