Il capolavoro.
Quante volte ci confrontiamo con questa parola, spesso usata indiscriminatamente, a sproposito, regalata anche ad opere non particolarmente brillanti
Io per primo ne faccio un uso smodato e sono solito infilarla come il prezzemolo un po’ dappertutto.
Ma questa volta no.
Questa volta ho deciso di “vincere facile” e di presentarvi una playlist di assolute pietre miliari e della musica rock.
Ogni traccia di questa puntata causerà molto probabilmente una piccola grande standing ovation nel pubblico, perché ho scelto con attenzione 16 brani che hanno fatto e cambiato la storia.
Questa volta non posso vergognarmi di dirlo perché si tratta di capolavori, capolavori assoluti, musiche e parole che riecheggeranno nel eternità.
Siete pronti ad un viaggio tra i brani più celebri in un percorso celestiale?
Soprattutto siete curiosi di scoprire cosa Alex ha scelto e cosa ha deciso di non includere in questo cammino mirabolante?
MDB Summah Radio episodio 15: “Mastah Disastah”
La playlist dell’episodio:
- The Who – Baba O’Riley – Original Album Version
- AC/DC – Back In Black
- The Beatles – Yesterday – Remastered
- The Doors – Break On Through (To The Other Side)
- Queen – Bohemian Rhapsody
- Jimi Hendrix – Purple Haze
- U2 – With Or Without You – Remastered 2007
- Supertramp – The Logical Song – 2010 Remastered
- Metallica – Master Of Puppets
- Premiata Forneria Marconi – Impressioni di settembre
- The Police – Message In A Bottle – Remastered 2003
- Pink Floyd – The Great Gig In The Sky – 2011 Remastered Version
- Led Zeppelin – Stairway To Heaven
- Deep Purple – Smoke On the Water
- In Flames – My Sweet Shadow
- The Rolling Stones – Paint It Black
The Who-Baba O Riley-Original Album Version
Baba O’Riley è la traccia di apertura del quinto album degli Who Who’s Next, del 1971. Doveva essere inserita nell’Opera rock Lifehouse che non è mai stata terminata, e quindi è stata inclusa in quest’album. Pur essendo una delle melodie Rock più famose di tutti i tempi, è anche erroneamente chiamata Teenage Wasteland. Il titolo della canzone non è collegato con il testo, ma è una forma di tributo ai personaggi che ne hanno ispirato il testo e la musica: il testo, riferito alla vita e alla filosofia di Meher Baba, e la musica, forma di minimalismo il cui stile ricorda molto i brani di Terry Riley.
Struttura musicale
Il brano ha una struttura un po’ insolita rispetto al suo genere, in quanto non mantiene una ripetizione costante strofa-ritornello e non sono ben identificabili strofe e ritornelli, poiché hanno struttura molto simile. È però approssimativamente riassumibile così: è formato da una lunga introduzione iniziale, una strofa, un interludio, un’altra strofa, un breve assolo di chitarra, il ritornello e poi un assolo di violino.
Il brano si apre con una sequenza di sintetizzatore alla cui base stanno la prima, la quinta e l’ottava seguente, rispettivamente Fa, Do e il Fa nella scala successiva. Dalla terza battuta l’arpeggio diventa una forma di assolo che continuerà di sottofondo per tutta la canzone, anche se alla base rimangono quelle tre note. Al minuto 0.32 si introduce la tastiera, che recita gli accordi che saranno il tema principale del brano: un Fa lungo 3/4, un Do che completa la battuta con il quarto rimanente, e un Sib di 4/4.
Dopo 8 battute (4 ripetizioni della serie di accordi) si inserisce la batteria, con un groove abbastanza semplice (anche se poi durante la canzone verranno utilizzati parecchi fill), formato da un colpo di grancassa al primo quarto, uno sul rullante al secondo quarto, al terzo la grancassa è raddoppiata e al quarto nuovamente il rullante, ostinato suonato su crash; i cambi di accordo (sul 4° quarto e sul 1° della battuta seguente) sono sottolineati sempre con crash, suonati con dinamiche più forti.
Passano altre 8 battute e si introducono insieme basso (la cui parte sono i soliti tre accordi) e una voce squillante su toni medio-alti. Dopo 16 battute, si introduce la chitarra, che segna la fine della strofa cantata e che prosegue sullo stesso tema dei tre accordi, suonati in powerchord, per 10 battute, alla fine delle quali tutti gli strumenti suonano un lungo do che sfuma e che lascia spazio alla sola voce con la base di sintetizzatore, il che si può definire un Interludio, e che dopo 8 battute lascia nuovamente spazio a un’altra strofa, al termine della quale trova spazio un assolo di chitarra che introduce e prosegue durante il “ritornello”, che ha però una struttura molto simile, se non per la parte vocale, alla strofa.
La voce si ferma qui, mentre gli strumenti continuano con un assolo di chitarra e poi di violino, durante il quale il brano cambia radicalmente struttura spostandosi su un ritmo Klezmer (è stato il batterista Keith Moon a proporne l’utilizzo in quest’ultima parte). Il brano si conclude con un progressivo aumento di velocità, fino a finire d’improvviso.
Il testo
Pete Townshend scrisse Baba O’Riley come parte di un’opera rock chiamata Lifehouse che non ha mai completato. Voleva prendere le idee del guru spirituale indiano Meher Baba e in qualche modo tradurle in musica – in particolare, il tipo di suoni ripetitivi, modali prodotti dal compositore minimalista Terry Riley. Il brano è stato così chiamato Baba O’Riley, in omaggio ai suoi idoli.
Il testo, forse tra i primi del periodo a trattare problematiche giovanili, parla di un ragazzo che si è “dovuto fare da sé”, che ha dovuto lavorare per vivere e che “non ha bisogno di lottare per provare che ha ragione, né di essere perdonato”. Alla fine questo ragazzo, insieme a Sally (che probabilmente è la sua ragazza) viaggerà per raggiungere “the happy ones”, ovvero coloro che sono felici.
AC/DC-Back In Black
Back in Black è un brano degli AC/DC, uscito nell’omonimo album (1980) e come singolo (1981).
Grande classico dell’hard rock, è stata riconosciuta al 4º posto nella lista stilata dall’emittente televisiva VH1 delle “40 migliori canzoni heavy metal della storia”, e figura (alla 187ª posizione) nella lista delle 500 migliori canzoni secondo Rolling Stone.
Ha inoltre ricevuto una certificazione dalla RIAA per il superamento del milione di download della suoneria di Back in Black effettuati dalla rete.
Il brano
Scritta dal trio Malcolm Young/Angus Young/Brian Johnson, la canzone appare come sesta traccia dell’album Back in Black. Il pezzo si apre con uno dei riff di chitarra più celebri della storia del rock, costituito da tre semplici accordi ripetuti (Mi5/Re/La). La canzone viene in particolar modo apprezzata per la sua capacità, riconosciuta del resto alla musica degli AC/DC in generale, di esprimere una potenza ed un’energia enormi, cosa che gli ha permesso di divenire nell’immaginario collettivo uno dei più importanti simboli della musica hard rock.
Il singolo
Back in Black raggiunse nel 1981 la posizione numero 37 nella classifica di “Billbord’s Hot 100” e la numero 51 di “Billboard’s Mainstream Rock Tracks”.
Back in Black è il settimo album in studio degli AC/DC, pubblicato il 25 luglio 1980 dalla Atco Records.
Si tratta del loro disco di maggior successo, con più di 50 milioni di copie vendute nel mondo, di cui 22 milioni nei soli Stati Uniti d’America. Risulta essere inoltre l’album più venduto nel mondo dopo Thriller di Michael Jackson. È al numero 77 nella classifica dei 500 migliori album stilata dalla rivista Rolling Stone.
L’episodio della morte di Bon Scott, cantante del gruppo dal 1974 al 1980, ha probabilmente influito sui temi trattati dai brani sul disco, che si avvicina a essere un concept album sulla morte e l’edonismo. Nel 2005 è stata pubblicata una versione DualDisc in cui viene narrata la storia dell’album dagli stessi autori in modo più dettagliato.
Back in Black è il settimo album in studio degli AC/DC, pubblicato il 25 luglio 1980 dalla Atco Records.
Si tratta del loro disco di maggior successo, con più di 50 milioni di copie vendute nel mondo, di cui 22 milioni nei soli Stati Uniti d’America. Risulta essere inoltre l’album più venduto nel mondo dopo Thriller di Michael Jackson. È al numero 77 nella classifica dei 500 migliori album stilata dalla rivista Rolling Stone.
The Beatles-Yesterday-Remastered
Yesterday è un brano musicale dei Beatles, composto da Paul McCartney ma accreditato alla coppia Lennon/McCartney.
Pubblicato nel 1965 nell’album Help!, secondo il Guinness Book of Records è la canzone che vanta il maggior numero di cover, con più di 1.600 versioni registrate. Secondo la Broadcast Music Incorporated (BMI) durante il ventesimo secolo, ha avuto nei soli Stati Uniti circa 7 milioni di passaggi radio-televisivi.
Nel 1997 riceve il Grammy Hall of Fame Award.
Nel 1999 una votazione condotta dal secondo canale radio della BBC tra ascoltatori ed esperti l’ha premiata canzone più bella del ventesimo secolo. Nel 2000, l’emittente televisiva MTV e la rivista Rolling Stone l’hanno scelta come canzone pop numero 1 di tutti i tempi.
Il brano
Secondo i biografi di McCartney e dei Beatles, McCartney compose l’intera melodia in sogno, nella sua stanza nella casa della sua fidanzata Jane Asher e della sua famiglia, in Wimpole Street, a Londra. Al risveglio, corse ad un pianoforte e suonò il pezzo, per evitare che scivolasse nei recessi della sua mente.
La preoccupazione iniziale di McCartney fu di avere inconsciamente plagiato il lavoro di qualcun altro. Così spiegò la situazione: «Per circa un mese mi aggirai chiedendo alla gente dell’ambiente musicale se l’avevano mai sentita prima. Alla fine era come riportare un oggetto smarrito alla polizia. Pensai che se nessuno la reclamava dopo qualche settimana avrei potuto tenerla.»
Dopo essersi convinto di non avere derubato nessuno della sua melodia, McCartney cominciò a scrivere il testo. Come Lennon e McCartney erano soliti fare, un testo temporaneo di lavoro, intitolato “Scrambled Eggs (uova strapazzate) venne usato per la canzone fino a quando non fosse stato trovato qualcosa di più adatto.
Durante le riprese del film Help!, un piano venne piazzato su uno dei palcoscenici dove si sarebbe girato, e McCartney ne approfittò per lavorare alla canzone. Il regista Richard Lester infine perse la pazienza, e disse a McCartney di finire di scrivere la canzone o il piano sarebbe stato rimosso. Anche la pazienza degli altri Beatles fu messa alla prova dall’ossessione di McCartney. Harrison disse: «Accidenti, parla in continuazione di questa canzone. Come se fosse Beethoven!»
McCartney sostenne di avere scritto Yesterday durante la tournée dei Beatles in Francia nel 1964; la canzone non venne però pubblicata fino all’estate del 1965. Nel frattempo, i Beatles pubblicarono due album: Beatles for Sale e A Hard Day’s Night, in cui la canzone non venne inserita. Il ritardo potrebbe essere stato dovuto a disaccordi tra McCartney e George Martin riguardo all’arrangiamento della canzone, o l’opinione degli altri Beatles che pensavano non corrispondesse alla loro immagine.
Lennon più tardi ricostruì:
« La canzone fu in circolazione per mesi e mesi prima che la completassimo. Ogni volta che ci riunivamo per scrivere canzoni per una sessione di registrazione, tornava fuori. Paul la scrisse quasi completamente, ma proprio non riuscivamo a trovare il titolo giusto. La chiamammo Scrambled Eggs e divenne uno scherzo tra di noi. Ci convincemmo che solo un titolo composto da una sola parola sarebbe stato adatto, ma non riuscivamo a trovare quello giusto. Poi un mattino Paul si svegliò e la canzone e il titolo erano entrambi là, completi. In un certo senso mi dispiacque, ci eravamo fatti così tante risate. »
Il 27 maggio 1965 McCartney e la Asher volarono a Lisbona per una vacanza ad Albufeira, Algarve, in casa di Bruce Welsh, cantante degli Shadows. McCartney si fece prestare una chitarra e completò il suo lavoro su Yesterday.
La canzone venne offerta a Chris Farlowe, prima che i Beatles la registrassero, ma lui la rifiutò perché la considerava “troppo tenera”.
Fu la prima canzone eseguita da un solo componente della band, infatti nessun altro dei Beatles oltre a McCartney e ad un quartetto d’archi partecipò alla sua registrazione.
The Doors-Break On Through To The Other Side
Break on Through (To the Other Side) è il primo singolo pubblicato dal gruppo musicale statunitense The Doors. È tratto dal primo album della band, The Doors, del quale è il brano d’apertura. A differenza delle loro hit successive, Break on Through (To the Other Side) non ebbe molto successo, raggiungendo soltanto la posizione n. 106 nelle classifiche statunitensi.
Struttura musicale
La canzone è in 4/4 ed ha un ritmo piuttosto sostenuto; la melodia ricorda quella di Stranger Blues del chitarrista blues Elmore James. Il brano inizia con un insolito assolo di organo in cui alcune note sono volutamente fuori posto, mentre il giro di basso, lievemente somigliante a quello tipico della salsa, prosegue quasi invariato per tutta la durata del pezzo.
1º gennaio 1967
Anticipato dal singolo Break on Through (To the Other Side) e successivamente dalla pubblicazione del singolo Light My Fire che raggiunse la posizione numero 1, l’album riscosse un enorme successo piazzandosi alla posizione numero 2 nelle classifiche del tempo aggiudicandosi il disco d’oro e quello di platino.
Queen-Bohemian Rhapsody
Bohemian Rhapsody è un brano musicale del gruppo musicale rock britannico Queen, pubblicato il 31 ottobre 1975 come primo singolo estratto dal quarto album in studio del gruppo, A Night at the Opera.
Ottenne subito un enorme successo, rimanendo al vertice della UK Singles Chart per ben nove settimane e arrivando a vendere più di un milione di copie nel gennaio del 1976. Raggiunse nuovamente la prima posizione verso la fine del 1991, dopo la morte di Freddie Mercury, restandovi stavolta per cinque settimane. Grazie a questi ottimi risultati, risulta essere il terzo singolo più venduto di sempre nel Regno Unito.
L’uscita del singolo fu accompagnata da un videoclip promozionale, ancora oggi ritenuto tra i più famosi e importanti tra quelli realizzati nel suo genere. Questo fu tra i primi video ad essere stato messo in onda nei circuiti televisivi, e contribuì a creare un nuovo linguaggio visivo nel mondo della musica. Nel 2004, inoltre, la nota rivista statunitense Rolling Stone ha collocato il brano al 166º posto della sua lista delle 500 migliori canzoni.
Freddie Mercury scrisse la maggior parte di Bohemian Rhapsody nella sua casa situata a Kensington, nella zona ovest di Londra, nei primi mesi del 1975. Il produttore della canzone, Roy Thomas Baker, raccontò come Mercury, dopo avergli suonato la sezione iniziale di ballata al pianoforte, si fermò e disse: “E questa è la parte dove arriva l’opera!”. Lo stesso giorno, i due andarono a cena insieme, e fu in quest’occasione che Freddie chiese seriamente se avesse potuto scrivere un brano dalla struttura diversa dal solito. Il chitarrista Brian May ha affermato come la band, compresi quindi anche il bassista John Deacon e il batterista Roger Taylor, abbia subito accolto positivamente l’idea di Mercury, ritenendola intrigante e originale. In molti si sono interrogati sul reale significato del titolo del brano; in realtà, il nome “Bohemian Rhapsody” evoca la particolare struttura musicale della canzone stessa, considerata non convenzionale (la rapsodia). Le registrazioni del brano iniziarono al Rockfield Studio 1, vicino Monmouth in Galles, il 24 agosto 1975, dopo tre settimane di prova a Herefordshire. Le sessioni richiesero sei settimane di lavoro, ma alla fine il risultato fu assai soddisfacente per tutti, dal momento che il brano fu curato nei minimi dettagli (d’altronde l’album A Night at the Opera risultò tra i più costosi di sempre nella storia della musica). In alcune parti, le voci dei Queen furono sovraregistrate diverse volte, pare addirittura per un totale di circa 180 parti vocali, cosa davvero incredibile per quei tempi; pare che gli stessi studi non fossero in possesso di nastri capaci di contenere tutte le registrazioni necessarie per l’incisione del brano, e quindi si fu costretti a sperimentare un nuovo tipo di supporto, in cui si dovettero tagliare e incollare manualmente più sezioni, appunto, di nastri.
Il brano ebbe molte difficoltà ad essere pubblicato come singolo (e ad essere trasmesso in radio) a causa della durata di quasi 6 minuti, un tempo improponibile per un singolo rock dell’epoca. La svolta si ebbe quando Kenny Everett, un dj amico di Mercury, riuscì a farsi dare una copia del brano, sotto la promessa di non trasmetterlo via radio. In realtà Mercury sapeva bene che il dj non avrebbe tenuto fede alle promesse e cercando proprio di fare pubblicità al brano glielo diede. Everett iniziò a trasmetterlo di continuo, arrivando anche a toccare le quattordici volte in due giorni. Il successo fu tale che la casa discografica fu “costretta” a pubblicare il singolo, che arrivò a vincere il disco di platino e rimase per nove settimane al primo posto della classifica inglese.
Struttura
Il brano è celebre per la sua particolare struttura musicale, composta da cinque diverse parti principali: un’introduzione corale cantata a cappella, un segmento in stile ballata che termina con un assolo di chitarra, un passaggio d’opera, una sezione di hard rock e un altro segmento in stile ballata che conclude su una sezione solo piano e chitarra.
La sua struttura è considerata, insieme a Innuendo, un punto di svolta nella sperimentazione iniziata da Freddie Mercury già con brani come The March of the Black Queen.
Il testo
Il testo di questo brano musicale venne scritto da Freddie Mercury e, secondo Lesley-Ann Jones (uno dei biografi dei Queen), è il mezzo utilizzato dal cantante per dichiarare la propria omosessualità. Per i componenti della band è sempre stato un mistero il vero significato del testo, rappresentando la complessità del cantante. Il brano contiene numerosi riferimenti religiosi e al passato di Mercury.
Jimi Hendrix-Purple Haze
Purple Haze è un brano musicale e singolo scritto ed interpretato da Jimi Hendrix, pubblicato nel 1967, e poi inserito nell’album d’esordio Are You Experienced, nella versione americana e canadese.
Produzione
Il brano Purple Haze, secondo quanto dichiarato dal produttore della band Chas Chandler, nasce per caso nel back-stage del club Upper Cut Club, dove Hendrix incominciò a suonare il riff di chitarra di Purple Haze. Chandler sentendolo suggeri a Hendrix di scrivere dei testi per quel riff di chitarra, insomma di trasformarlo in una canzone vera e propria. Secondo alcuni il testo della canzone fu scritto proprio nel camerino del Upper Cut Club. Il testo originale della canzone secondo alcune dichiarazioni di Chandler non è mai stato alterato in alcun modo, mentre Hendrix dichiarò che il testo originale della canzone era molto più lungo ed articolato. Il brano fu registrato per la prima volta negli studi della De Lane Lea Studios nel 1966 e negli studi della Olympic Records nel 1967.
L’album
In un’intervista del 1969 per la rivista New Musical Express Jimi Hendrix dichiarò che il titolo Purple Haze, letteralmente “foschia viola”, ed il testo del brano nacquero da un sogno che egli fece, nel quale camminava sul fondo del mare, e quindi smentì qualsiasi riferimento a sostanze stupefacenti. Infatti l’opinione pubblica interpretò il brano come un chiaro riferimento a qualche tipo di sostanza stupefacente. Ci sono in effetti due tipi di droga chiamati “purple haze”, un genere di LSD e una varietà di marijuana. Un verso in particolare può far pensare a quei riferimenti e cioè, excuse me while I kiss the sky, “scusami mentre bacio il cielo”, poiché to kiss the sky è un diffuso eufemismo per riferirsi agli effetti della cannabis. Altri invece pensarono che l’espressione “purple haze” poteva trattarsi di una citazione dal romanzo Notte di Luce di Philip José Farmer, che Hendrix stava leggendo nello stesso periodo in cui scrisse il brano.
Premi e Successi
Nel 2005 il mensile britannico Q giudica Purple Haze come il brano con i migliori arrangiamenti di chitarra della storia della musica rock. La rivista statunitense Rolling Stone nel 2003 colloca il brano al 17º posto della sua celebre classifica dei migliori brani musicali di tutti i tempi, “The 500 Greatest Songs of All Time”. Nel 2008 il canale televisivo-musicale australiano Max, piazza il brano al 17º posto della loro classifica Rock Songs: Top 100.
Il compositore di musica Nobuo Uematsu ha dichiarato che la sua composizione One Winged Angel, del gioco Final Fantasy VII, è molto influenzata da Purple Haze.
U2-With Or Without You-Remastered
With or Without You è un singolo del gruppo musicale irlandese U2, il primo estratto dal quinto album in studio The Joshua Tree e pubblicato il 16 marzo 1987.
Costituisce l’esempio tipico di una ballata rock anticonvenzionale e struggente. Lo stesso Bono parlando della genesi della canzone afferma che il suo modo di cantare (quasi sussurrato all’inizio e dirompente al termine delle strofe) ed il ritmo stesso impresso dal basso di Adam Clayton pongono With or Without You al di fuori degli schemi delle ballate pop degli anni ottanta.
Controversa appare l’interpretazione del testo, leggibile in diverse chiavi di lettura. Da una parte si fa spazio l’idea che il tema portante sia la fine dolorosa di una storia d’amore, dall’altra appare possibile un’interpretazione più mistica che vede nel complesso e sentito rapporto di Bono con la religione la sua giustificazione.
In effetti, considerando nella sua interezza l’album che la ospita, With or Without You si pone al termine di un trittico memorabile (con Where the Streets Have No Name e I Still Haven’t Found What I’m Looking For) che ha una forte pregnanza religiosa volta in particolare alla ricerca di un equilibrato e sereno rapporto con Dio.
Il singolo della canzone ebbe un immenso successo di pubblico ed ancora oggi insieme a One rappresenta una delle hits più conosciute della band.
The sessions for The Joshua Tree started in earnest in 1986, and U2 were recording at the Georgian mansion Danesmoate House in Dublin in August. The group attempted to take the song in a different direction, although Bono was reluctant. Under the direction of co-producers Brian Eno and Daniel Lanois, The Edge pursued more ambient guitar playing, Clayton turned up the volume on his bass, and Mullen experimented with an electronically enhanced drum kit. Despite the work they continued to put into the track, the group considered abandoning the song, as they could not find an arrangement they liked.
Listening to the backing track to “With or Without You” in the control room, Bono and Friday heard the sustained effect that The Edge was creating with the Infinite Guitar in the other room. The combination of the guitar and the backing track being played together impressed those listening. According to Lanois, “I said, ‘That sounded pretty cool,’ so we listened back and I said, ‘Jesus it’s better than I thought.'” The Edge immediately recorded an Infinite Guitar part in two takes. The band considers the song’s recording to be one of the album sessions’ breakthrough moments, as it was recorded amidst concerns that they had run out of ideas.
The Infinite Guitar was created by Michael Brook, as a way of allowing an electric guitar note to be held with infinite sustain (hence the name). It consists of an electronic circuit that takes the signal from a standard guitar pickup, amplifies it, and feeds it back into a separate pickup coil. When set up and used correctly, the result is a continuous sustained note that can be used as is, or treated to create new sounds or emulate traditional instruments.
Supertramp-The Logical Song-2010 Remastered
The Logical Song è un brano musicale dei Supertramp, estratto come singolo dal loro album del 1979 Breakfast in America.
La canzone è stata scritta principalmente da Roger Hodgson, con un piccolo contributo di Rick Davies.
La canzone raggiunse il settimo posto in classifica nel Regno Unito e il sesto negli USA. In Canada passò due settimane in vetta alla Canadian RPM Singles Chart e fu certificato come disco di platino.
Rimase per tre mesi nella Billboard Hot 100 durante l’estate del 1979 e vinse, sempre quell’anno, l’Ivor Novello Award per la miglior canzone.
In Italia raggiunse il 14º posto in classifica.
The lyrics are a condemnation of an education system focused on categorical jargon as opposed to knowledge and sensitivity.[6] The lyrics are notable for their use of consonance, with a repetition of the ‘-ical/ -able’ endings of multiple adjectives.
Breakfast in America è il sesto album della band Supertramp, pubblicato nel 1979, registrato l’anno precedente al Village Recorder a Los Angeles (California). L’album, prodotto da Peter Henderson e dagli stessi Supertramp ha raggiunto la prima posizione nella Billboard 200 per sei settimane ed è stato quello di maggior successo nella carriera dei Supertramp, con oltre 4 milioni di copie vendute nei soli Stati Uniti d’America (18 milioni di copie in tutto il mondo). L’album è stato primo in classifica anche in Austria, Paesi Bassi, Norvegia, Nuova Zelanda, Francia, Germania, Canada e Australia, secondo in Svezia e Giappone e terzo in Italia e Regno Unito.
Il singolo Take the Long Way Home arriva in prima posizione nel Regno Unito, in quarta in Canada ed in decima nella Billboard Hot 100. Nella UK Singles Chart ritorna in decima posizione nel 2004, in sesta nel 2010 ed in settima nel 2011. Il brano Breakfast in America raggiunge la nona posizione nel Regno Unito.
Con questo disco la band abbandona in parte il rock progressivo degli esordi (anche se non del tutto) e lo contamina con suoni pop rock, disco e rock and roll che rimandano allo stile dei Beatles, pur non rinunciando a certe raffinatezze strumentali.
Una parte di Breakfast in America verrà usata dai Gym Class Heroes per la loro Cupid’s Chokehold.
Concezione
Come successo per l’album precedente, Rick Davies e Roger Hodgson scrissero la maggior parte delle loro canzoni separatamente, ma decisero insieme il tema che avrebbe dovuto trattare l’album. Inizialmente l’album avrebbe dovuto trattare la relazione e i conflitti di ideali tra Davies e Hodgson, e si sarebbe dovuto chiamare Hello Stranger. Hodgson spiegò: “Ci rendemmo conto che alcune canzoni si prestavano veramente ad essere interpretate come due persone che parlano l’un l’altro. Io avrei potuto screditare il suo modo di pensare e lui avrebbe potuto mettere in dubbio il mio modo di vedere la vita […] I nostri stili di vita sono così diversi, però gli voglio bene. È quel contrasto che fa girare il mondo e che fa girare i Supertramp. Le sue convinzioni sono una sfida per le mie e le mie convinzioni sono una sfida per le sue.”
L’idea per questo album fu successivamente scartata a favore di un album di canzoni “divertenti”, e nonostante Davies inizialmente volesse mantenere il titolo Hello Stanger, fu convinto da Hodgson a cambiarlo in Breakfast in America. Hodgson commentò successivamente: “Scegliemmo quel titolo perché è divertente. Era appropriato all’animo divertente dell’album.” A causa di questo titolo e della satira esplicita della cultura americana in copertina e in tre brani (“Gone Hollywood”, “Breakfast in America” e “Child of Vision”), molti ascoltatori interpretarono l’album come una satira nei confronti degli Stati Uniti. Tutti i membri dei Supertramp insistettero che i ripetuti riferimenti alla cultura statunitense fosse puramente casuale e che nessuna satira era voluta. Hodgson ha descritto il luogo comune paragonandolo a come Crime of the Century sia spesso erroneamente interpretato come un concept album.
La traccia d’apertura di Breakfast in America è “Gone Hollywood”. Scritta da Rick Davies, la canzone racconta di una persona che si trasferisce a Los Angeles con la speranza di diventare una stella del cinema, ma scopre che questo è molto più complicato di quanto immaginato, fino a quando riesce a sfondare e diviene l’oggetto delle conversazioni della Boulevard. Il testo originariamente era più cupo, ma sotto le pressioni degli altri membri, Davies lo riscrisse rendendolo più ottimistico e commerciale.
La traccia di chiusura è invece “Child of Vision”. Scritta da Hodgson, come in “The Logical Song” viene utilizzato come strumento principale il piano elettrico Wurlitzer. Dopo la parte cantata, la canzone prosegue in un lungo assolo di pianoforte acustico, suonato da Davies, affiancandosi alla iniziale linea di piano elettrico. La traccia sfuma in un breve assolo di sassofono di John Helliwell. Roger Hodgson dichiarò che il brano fu scritto per essere un equivalente di “Gone Hollywood”, osservando il modo in cui gli americani vivono, nonostante confessò che aveva ancora poca familiarità con la cultura americana quando scrisse la canzone. Ha inoltre dichiarato che è possibile che pensasse inconsciamente a Rick Davies, mentre scriveva il testo.
Poiché tutte le canzoni dei Supertramp sono per contratto accreditate sia a Davies che ad Hodgson, è difficile determinare chi effettivamente scrisse ogni canzone. Il management di Roger Hodgson ha descritto come composte da Hodgson “The Logical Song”, “Breakfast in America”, “Take the Long Way Home”, “Lord Is It Mine” e “Child of Vision”. Comunque, Hodgson ha descritto Davies come il compositore delle armonie vocali in “The Logical Song”. Davies ha riferito “Le cinque canzoni che ho fatto in Breakfast”, senza però specificare quali.
Metallica-Master Of Puppets
Master of Puppets è il terzo album in studio del gruppo musicale statunitense Metallica, pubblicato il 3 marzo 1986 dalla Elektra Records e il 7 dello stesso mese dalla Music for Nations.
Il disco si posizionò alla posizione 29 nella Billboard 200 e divenne il primo album dei Metallica a superare le 500.000 copie. Nel 2003, l’album è stato certificato sei volte disco di platino dalla RIAA per aver venduto oltre sei milioni di copie negli Stati Uniti d’America. Prima dell’inizio dell’era SoundScan nel 1991, Master of Puppets ha venduto 4.578.000 copie. Nel 2016 è stato inserito nella National Recording Registry dalla Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti d’America in quanto «culturalmente, storicamente, ed esteticamente significativo».
Il disco
Grazie alle doti compositive dei singoli componenti del gruppo, l’album riesce a ritagliarsi un posto di prima grandezza nel mondo del thrash metal; dalla maggior parte della critica specializzata viene considerato come il miglior album del gruppo, nonché uno dei più riusciti dischi heavy metal di sempre. Da notare la buonissima produzione per l’epoca (1986): come riportò il frontman James Hetfield in varie interviste, venne data una grande attenzione allo spessore e alla potenza del suono delle chitarre, caratteristiche che con il tempo divennero uno dei punti di riferimento per il genere.
Dall’album è stato estratto il singolo omonimo, pubblicato esclusivamente in Francia. Nel disco è inoltre presente il brano strumentale Orion, ultima composizione del bassista Cliff Burton prima della sua scomparsa avvenuta nel 1986.
Inoltre si tratta dell’ultimo disco pubblicato con il bassista Cliff Burton, che morì in un incidente durante il tour promozionale per l’album.
È stata considerata da VH1 come la terza miglior canzone metal di sempre mentre nel marzo del 2005, la rivista Q l’ha inserita al 22º posto nella sua lista delle 100 migliori tracce guitar-based.
La canzone
Il significato del suo testo è spesso interpretato come relativo all’abuso di droghe come eroina e cocaina. Molti altri pensano invece che, soprattutto nel titolo, contenga riferimenti politici o addirittura letterari – e in particolare ad Howard Phillips Lovecraft, che ispirò buona parte dei primi brani del gruppo. Lo spezzone “chop your breakfast on a mirror” (“fai a pezzetti la tua colazione su uno specchio”) si riferisce al consumo di cocaina in polvere. Durante questa canzone, sul DVD/video Live Shit: Binge & Purge (1993), James Hetfield punta il dito medio sul braccio sinistro mentre dice “dai cara, manipolami!”, gesto che richiama l’iniezione di droga via siringa. Vi sono, infatti, altri versi simili che rimandano al consumo di eroina via endovena. Hetfield si esibì in un gesto simile mentre cantava dal vivo Harvester of Sorrow e lo spezzone “bevi, sparati”, per molti con allusioni simili.
Il riff di chitarra subito dopo l’assolo si ispira alla canzone Andy Warhol di David Bowie.
Premiata Forneria Marconi-Impressioni di settembre
Impressioni di settembre
Il brano Impressioni di settembre, scritto da Franco Mussida con testo di Mogol e Mauro Pagani, divenne presto uno dei cavalli di battaglia della PFM e un classico della musica italiana.
In questo brano viene utilizzato per la prima volta in Italia il moog, strumento simbolo del rock progressivo di quegli anni. Pare che a quei tempi nemmeno la PFM potesse permetterselo, così che ebbero in prestito l’unico esemplare in possesso dell’importatore italiano.
Storia di un minuto è il primo album in studio del gruppo musicale italiano di genere rock progressivo Premiata Forneria Marconi. Pubblicato a gennaio del 1972, arrivò rapidamente al primo posto delle classifiche nazionali: era la prima volta per un LP di un gruppo italiano.
L’album è presente nella classifica dei 100 dischi italiani più belli di sempre secondo Rolling Stone Italia alla posizione numero 44.
Il disco
Registrato da Gaetano Ria presso gli studi Fonorama di Milano (di proprietà di Carlo Alberto Rossi) in presa diretta, è stato ristampato su CD nel 2005. Si tratta di un concept album che ripercorre la giornata di un uomo comune.
The Police-Message In A Bottle-Remastered 2003
Message in a Bottle è una canzone scritta da Sting, primo singolo estratto da Reggatta de Blanc, il secondo album del gruppo musicale britannico The Police. Secondo Rolling Stone è al gradino 65 nella classifica delle “100 migliori canzoni con la chitarra di tutti i tempi”.
Il disco
Il brano presenta sonorità reggae-post punk: l’inizio del brano è scandito dall’arpeggio del chitarrista Andy Summers. La canzone parla di un naufrago su un’isola, che spedisce un messaggio di aiuto in una bottiglia. Un anno dopo, egli comprende che non è l’amore, che può “riparare la tua vita, ma anche spezzarti il cuore” a poterlo salvare ma bensì la speranza di essere trovato. In seguito, vede “cento miliardi di bottiglie” sulla riva, comprendendo che molti altri provano il suo stesso senso di alienazione.
Questo fu il primo singolo del gruppo a piazzarsi al primo posto nella classifica del Regno Unito, ma raggiunse solo la 74ª posizione negli Stati Uniti.
Reggatta de Blanc è il secondo album in studio del gruppo musicale britannico The Police, pubblicato nell’ottobre 1979 dalla A&M Records.
Il disco
Registrato ai Surrey Sound Studios di Londra, autoprodotto dai Police insieme a Nigel Gray. In questo secondo album del trio inglese si può notare il notevole perfezionamento del discorso musicale intrapreso col precedente Outlandos d’Amour, in cui convivono elementi di punk rock, pop e qualche pizzico di reggae. I singoli Message in a Bottle e Walking on the Moon sono dei successi mondiali immediati.
In questo album è più evidente l’influenza del reggae giamaicano fuso con il punk rock e new wave, a partire perfino dal titolo stesso. Reggatta de Blanc infatti potrebbe essere inteso come una sorta di storpiatura francese di “reggae per i bianchi”. Per la realizzazione dell’album, il trio dichiarò che non aveva alcun materiale da cui partire: infatti, fino a quel momento l’unica canzone scritta era Message in a Bottle, tra l’altro già suonata dal vivo; inoltre si pensò addirittura di registrare nuovamente il primo singolo Fall Out.
La rivista Rolling Stone l’ha inserito al 369º posto della sua lista dei 500 migliori album.
L’album raggiunge la prima posizione in classifica nel Regno Unito, Francia, Australia ed Olanda, la terza in Canada e la quarta in Nuova Zelanda.
Pink Floyd-The Great Gig In The Sky-2011 Remastered Version
The Great Gig in the Sky (“Il grande spettacolo nel cielo”) è la quinta traccia dell’album The Dark Side of the Moon, pubblicato nel 1973 dai Pink Floyd. La canzone è divenuta celebre in tutto il mondo per il lungo assolo vocale che contiene, eseguito da Clare Torry.
Clare Torry fu suggerita da Alan Parsons al gruppo, dato che aveva già lavorato con lei, così la fece chiamare agli Abbey Road Studios.
Il gruppo racconta che Torry fece probabilmente “una mezza dozzina” di registrazioni, per le quali le fu detto letteralmente:
(EN)
« There’s no lyrics. It’s about dying. »
« Non ci sono parole. Riguarda la morte. »
prima che registrasse.
Furono fatte più registrazioni per trovarne una che fosse soddisfacente. Nella prima registrazione Torry disse che cantò “Ooh-aah, baby, baby – yeah, yeah, yeah”. Il risultato non fu ritenuto soddisfacente. Nella seconda quindi Torry provò ad imitare uno strumento (registrazione che poi apparirà nell’album). Ne provò anche una terza, in cui si fermò subito perché affermò di essersi accorta del fatto che stava ripetendo la registrazione precedente e in più quest’ultima sembrava “sforzata”. Quando uscì dalla sala di registrazione, la cantante si scusò, imbarazzata, per la performance, mentre il gruppo e tutti i presenti rimasero stupefatti per quell’improvvisazione.
La cantante lasciò lo studio convinta che non avrebbero usato la sua voce nell’album e dovette ricredersi quando, a distanza di tempo, vide il disco in un negozio e lesse il suo nome tra i riconoscimenti.
Problemi legali
Nel 2004, Clare Torry fece causa alla band e alla casa discografica EMI richiedendo i diritti sulla canzone, dato che avrebbe dovuto essere considerata coautrice del brano insieme a Richard Wright e non solo cantante esecutrice. Per la registrazione, infatti, fu pagata solo 30 £ e non ricevette alcun riconoscimento successivo. Nel 2005 la Corte Suprema del Regno Unito sentenziò a favore della cantante. e tutte le edizioni successive al 2005 contengono il nome di Clare Torry nei riconoscimenti sia come cantante che come coautrice del brano.
Significato
Una delle domande che Roger Waters poneva agli intervistati nelle registrazioni che furono poi usate in vari punti del disco era “Hai paura della morte?” (lett. “Are you frightened of dying?”).
Il tema della canzone, la morte, è quindi ben esplicito nel testo (gli stralci dell’intervista a Gerry Driscoll, portiere irlandese degli studi di Abbey Road) e, secondo alcuni, anche nel titolo a doppio significato.
Il brano è infatti la naturale prosecuzione di Time: in cui una persona si rende conto di aver sprecato troppo tempo nella propria vita e inevitabilmente resta spaventato all’idea che dovrà morire, spesso senza avere il tempo di realizzare tutti i progetti che ha in mente. La risposta a questo è filosofica: la paura della morte è insensata in quanto tutti, prima o poi, se ne devono andare.
Led Zeppelin-Stairway To Heaven
Stairway to Heaven è una celebre canzone del gruppo britannico Led Zeppelin e una delle più famose nella storia della musica rock. Fu pubblicata nel 1971 nel quarto album del gruppo, Led Zeppelin IV (). È una delle canzoni più richieste dalle stazioni radio FM negli Stati Uniti d’America, nonostante non ne sia mai stato fatto un singolo. Fu invece pubblicata negli USA anche come disco promozionale, e come EP acustico in Australia. Negli anni novanta ne è stata fatta una pubblicazione promozionale per il ventesimo anniversario.
È annoverata al 31º posto nella lista delle 500 migliori canzoni secondo Rolling Stone. L’assolo di chitarra contenuto nel brano è considerato il migliore mai eseguito dalla rivista Guitar World.
Storia
« L’idea di Stairway to Heaven era quella di avere un pezzo di musica, una canzone che si sarebbe dovuta sviluppare su più strati e dovesse andare a coinvolgere diversi stati d’animo. Tutta l’intensità e la finezza dovevano servire per dare spinta al brano sotto ogni punto di vista, sia quello emozionale che musicale. Per questo la canzone continua ad aprire e ad esplorare un certo tipo di schemi. »
(Jimmy Page in un’intervista con la BBC nel 2014)
La canzone venne scritta e registrata nell’Headley Grange e non nel Bron-Yr-Aur come si credeva un tempo. Non è chiaro se l’ispirazione per la canzone sia venuta dal titolo di un film, Scala al paradiso (A Matter of Life and Death), uscito nelle sale negli Stati Uniti con il titolo Stairway to Heaven. Il primo riferimento conosciuto di una scalinata verso il paradiso si trova nella Bibbia, nel libro della Genesi 28:12.
La canzone venne eseguita dal vivo per la prima volta il 5 marzo 1971 alla Ulster Hall di Belfast e rimase nella scaletta dei concerti dei Led Zeppelin ininterrottamente dal 1975 al 1980. Normalmente la canzone faceva parte del bis finale, ed era eseguita prevalentemente verso la fine del concerto. Stairway to Heaven fu anche suonata al Live Aid nel 1985, alla festa per il quarantesimo anniversario della Atlantic Records nel 1988 e da Jimmy Page in versione strumentale durante i suoi tour da solista. A proposito della canzone, Page, disse durante un’intervista a Rolling Stone: “[La canzone] ha cristallizzato l’essenza della nostra band. Aveva tutto e ci ha rappresentato al meglio. È stata una pietra miliare. Ogni musicista vuole fare qualcosa di duraturo, qualcosa che rimarrà a lungo nel tempo. Noi lo abbiamo fatto con Stairway”.
La partitura di Stairway to Heaven è una delle più vendute nella storia del rock: le copie acquistate sono infatti oltre un milione. Nonostante l’enorme successo del brano, Robert Plant nel 1988 ha dichiarato che suonare Stairway to Heaven a diciassette anni di distanza dalla pubblicazione non fa più per lui e che gli verrebbe l’orticaria se dovesse eseguire la canzone in ogni concerto (“I’d break out in hives if I had to sing that song in every show”).
Testo
Il testo, scritto dal cantante Robert Plant, fu ispirato dalla sua ricerca della perfezione spirituale. Una prima influenza fu il libro Magic Arts in Celtic Britain di Lewis Spence, che Plant aveva letto da poco; fra i riferimenti al libro nella canzone ci sono ad esempio quelli riguardanti la Regina di maggio (May Queen), i pifferai (pipers) e il trambusto nella siepe (bustle in your hedgerow). Il passaggio «In my thoughts I have seen rings of smoke through the trees» («nei miei pensieri ho visto anelli di fumo fra gli alberi») potrebbe riferirsi al poema di William Wordsworth Tintern Abbey («…and wreaths of smoke / Sent up, in silence, from among the trees!»).
Il significato del testo è molto discusso ed è stato interpretato anche in modi opposti. Sollecitate dalla presenza di presunti messaggi subliminali satanici, rilevati ascoltando alcuni versi al contrario, alcune interpretazioni danno di questo brano una visione estremamente cupa e priva di una conclusione morale, quasi fosse una chiamata alle armi verso una qualche nuova religione o fede, caratterizzata da un forte nichilismo. C’è da sottolineare un’intervista in cui Robert Plant ammette a chiare note di aver composto il testo sotto l’influsso della “scrittura automatica”, tipica dei medium quando cadono in trance, laddove dichiara: “Tenevo in mano un pezzo di carta e una penna e, per qualche ragione, ero di pessimo umore. Quindi, all’improvviso, le mie mani cominciarono a buttare giù parole. Me ne rimasi lì a fissarle e poi quasi balzai in aria per lo stupore”. Nella medesima intervista si accenna a passaggi criptici nel testo della canzone, quali quello della dualità bene – male (“Yes, there are two paths you can go by, but in the long run, there’s still time to change the road you’re on”, che, tradotto in italiano, diventa: “Sì, ci sono due sentieri che puoi percorrere, ma a lungo andare c’è ancora tempo per cambiare quello che stai percorrendo”) e quello relativo al regno dei morti (nelle culture pagane l’occidente rappresentava il reame delle ombre, dei morti, perché lì moriva – in apparenza – il sole): “There’s a feeling I get, when I look to the west, and my spirit’s crying for leavin’ “, che, tradotto in italiano, suona: “C’è una sensazione ch’io provo quando volgo lo sguardo ad occidente e la mia anima sta piangendo per la partenza”. Altri versi criptici sono: “The piper’s calling you to join him” (“Il pifferaio ti sta chiamando per unirti a lui”, laddove, nelle saghe medioevali, rappresenta “Il pifferaio di Hamelin”, dai poteri sovrannaturali, e, nei carmi classici, raffigura il dio Pan. Oppure “There’s a sign on the wall, but she wants to be sure, ’cause you know, sometimes words have two meanings” (“C’è una scritta sul muro, ma essa vuole sincerarsi perché – come ben sai – a volte le parole hanno un doppio significato”). Oppure: “Sometimes all of our thoughts are misgiven” (“A volte tutti i nostri pensieri vengon fraintesi”). Ed infine: “And as we wind on down the road, our shadows [are] taller then our souls” (“E nel momento in cui ci precipitiamo in strada, le nostre ombre [diventan] più lunghe delle nostre anime”)
D’altronde è nota la passione di Jimmy Page per l’occultismo, in quanto – addirittura – acquistò la villa di Boleskine House, sulla riva orientale del lago Loch Ness, in Scozia, ed appartenuta ad Aleister Crowley.
Struttura
La canzone, scritta in tonalità di La minore, è una suite composta da vari movimenti. L’introduzione di chitarra folk e flauto dolce si trasforma gradualmente in un intermezzo di chitarra elettrica, prima di esplodere nella sezione finale, più veloce e tipicamente hard rock (come poi in altre canzoni dei Led Zeppelin).
L’introduzione si apre con una progressione di accordi La- / Fa7+ con una linea di basso cromatica discendente La / Lab / Sol / Solb / Fa, ed è uno dei brani più famosi mai composti per chitarra rock. Da questa notorietà nasce il divieto, più o meno scherzoso, di accennare la canzone in alcuni negozi di strumenti.
John Paul Jones si occupò della parte di flauto dolce basso nella sezione introduttiva (al posto di questo dal vivo utilizzò un mellotron dal 1972 al 1977, in seguito usfruì un Yamaha CP70B Grand Piano e una Yamaha GX-1) e del Fender Rhodes nella parte centrale. Jimmy Page suonò l’assolo di chitarra nel finale su una Fender Telecaster del 1959 donatagli da Jeff Beck e collegata a un amplificatore Supro. Page registrò tre diversi assoli, decidendo solo in seguito quale dei tre fosse migliore per l’atmosfera della canzone. Le altre parti di chitarra vennero eseguite su una chitarra folk Harmony Sovereign H1260 e una Fender Electric XII (a 12 corde); entrambe possono essere udite nei canali di registrazione sinistro e destro, rispettivamente. Per i concerti, Page utilizzava una Heritage Cherry Gibson EDS-1275 6/12 Doubleneck (a doppio manico).
Deep Purple-Smoke On the Water
1973
Il motivo
La canzone è conosciuta ed immediatamente riconoscibile per il suo motivo centrale, una melodia in modo dorico basata su quattro note in scala blues che ne fanno uno dei più famosi riff nella storia dell’hard rock. Il riff, eseguito dal chitarrista Ritchie Blackmore, è accompagnato dalle parti di batteria e basso elettrico prima dell’inizio del cantato di Ian Gillan. Nella seconda parte della canzone, il motivo viene ripetuto da Jon Lord sul suo organo Hammond utilizzato attraverso un amplificatore Marshall distorto, creando un effetto molto simile alla chitarra. Blackmore usa due dita per suonare le corde in modo che le coppie di note siano eseguite simultaneamente per seguire il tempo dell’organo in modo più preciso. L’uso del motivo solo come intermezzo tra le sezioni cantate (che contengono parti molto differenti) evita di renderlo troppo ripetitivo e crea attesa per la sua esecuzione dopo i ritornelli. La struttura della canzone fa in modo che le strofe costruiscano una “tensione musicale” che poi viene scaricata tutta nel ritornello.
Il testo
Smoke on the Water racconta un episodio realmente accaduto a Montreux nel 1971, quando verso la fine di un concerto di Frank Zappa and the Mothers of Invention uno spettatore sparò un razzo segnaletico che incendiò il Casinò (poi riaperto nel 1975).
Il titolo Smoke on the Water (letteralmente fumo sull’acqua, accreditato al bassista Roger Glover, che narra di come ebbe l’idea quando si risvegliò dopo aver fatto un sogno qualche giorno dopo l’accaduto) si riferisce al fumo che si spandeva sopra il lago di Ginevra dal casinò in fiamme mentre i membri dei Deep Purple guardavano l’incendio dal loro hotel. Il nome “funky Claude” si riferisce a Claude Nobs, il direttore del Montreux Jazz Festival, che aiutò alcune persone a fuggire dall’incendio.
In Flames-My Sweet Shadow
Soundtrack to Your Escape è il settimo album degli In Flames, pubblicato dalla Nuclear Blast nel 2004 e pubblicato anche in versione limitata digipak. Qui vi è un ulteriore cambiamento del sound degli della band raggiungendo generi di alternative rock e industrial metal.
Il disco è un concept album incentrato sul fuggire.
The Rolling Stones-Paint It Black
Paint It Black è un singolo dei Rolling Stones pubblicato nel 1966. Nello stesso anno, la canzone compare come traccia d’apertura nella versione statunitense dell’album Aftermath.
Il brano
La canzone fu scritta da Mick Jagger, Keith Richards e Brian Jones che ha contribuito alla creazione del riff. Nel suo libro, Bill Wyman definisce questa canzone come il risultato di uno sforzo collettivo di tutta la band nonostante sia normalmente accreditata alla sola accoppiata Jagger/Richards.
Il singolo raggiunse la prima posizione nelle classifiche statunitensi per quattro settimane, britanniche, in Canada ed in Olanda per quattro settimane e la seconda in Germania, Austria e Norvegia nel 1966. Nel 1990 ritorna in prima posizione in Olanda per cinque settimane. Nel 2004, la canzone ha guadagnato la posizione numero 174 nella lista delle migliori 500 canzoni di sempre redatta dalla rivista Rolling Stone.
Nella prima edizione del singolo, il titolo della canzone era indicato come Paint It, Black, una variante che è stata successivamente soppressa, ma che rimane ancora di uso comune. Secondo Keith Richards, la virgola nel titolo era stata scorrettamente aggiunta dalla casa discografica dando al brano un connotato razzista non voluto.
Storia e composizione
La canzone nacque mentre Wyman suonava l’organo durante una sessione di registrazione. Charlie Watts cominciò ad accompagnare l’organo con la batteria creando quella che sarebbe diventata la base della canzone finale. Brian Jones aggiunse il giro di Sitar (che aveva pensato di suonare dopo una visita di George Harrison) e chitarra acustica. Jagger aggiunse il testo probabilmente incentrato sul dolore di un uomo che ha visto morire la propria fidanzata. La chitarra elettrica solista è suonata da Richards mentre il pianoforte è suonato da Jack Nitzsche.
•Titoli di coda nel film Full Metal Jacket di Stanley Kubrick.
•Titoli di coda nel film L’avvocato del diavolo di Taylor Hackford.
•In una versione Sinfonica nella prima puntata della serie Westworld
La Sinfonia n. 9 in re minore per soli, coro e orchestra Op. 125, nota anche solo come Nona sinfonia o Sinfonia corale, è l’ultima sinfonia completata da Ludwig van Beethoven (esistono abbozzi per una Decima mai ultimata).
La prima assoluta avvenne venerdì 7 maggio 1824 al Theater am Kärntnertor di Vienna, con il contralto Caroline Unger ed il tenore Anton Haizinger.[1]
Il Finale vocale si basa sul testo dell’ode An die Freude (Inno alla gioia) di Friedrich Schiller, mentre i primi tre movimenti sono esclusivamente sinfonici.
La sinfonia è stata la prima maggiore composizione sinfonica con voci.[2]
Il tema del finale, riadattato da Herbert von Karajan, è stato adottato nel 1972 come Inno europeo.
È una delle opere più note ed eseguite di tutto il repertorio classico, ed è considerata uno dei più grandi capolavori di Beethoven, se non la più grandiosa composizione musicale mai scritta.[3]
Nel 2001 spartito e testo sono stati dichiarati dall’UNESCO Memoria del mondo, attribuendoli alla Germania.
Le sinfonie di BeethovenLe registrazioni delle sinfonie di Ludwig van Beethoven dirette da Karajan sono state una sorta di termometro della sua attività e maturazione artistica. La prima integrale risale al 1952-1957, incise per la EMI con la Philharmonia Orchestra; esse sono caratterizzate da una propensione per l’aspetto ritmico e nervoso di ognuna delle sinfonie, con il culmine emotivo posto non nell’ultima sinfonia, ma nella 7ª, in cui il ritmo è evidentemente l’elemento principale di tutta l’interpretazione. La cifra interpretativa di questa prima integrale beethoveniana si può individuare nella baldanza ritmica e coloristica di un giovane direttore.
Ma la vera maturità la si trova chiara dell’integrale incisa per la Deutsche Grammophon, a capo dei Berliner Philharmoniker nel 1962; esse sono tuttora considerate un punto di riferimento per qualunque esecuzione, anche successiva. Nel 1972 il Consiglio d’Europa scelse l’introduzione strumentale dell’inno alla gioia di Beethoven come inno ufficiale dell’Unione europea: l’interpretazione ufficiale fu affidata a Karajan che ne scrisse tre arrangiamenti: uno per pianoforte, uno per strumenti a fiato e uno per orchestra sinfonica.
Karajan e il compact disc
Karajan giocò un ruolo importante nello sviluppo della tecnologia per la registrazione e la riproduzione audio in digitale (circa 1980). Egli fu il campione di questa nuova tecnologia, vi riversò tutto il suo prestigio e fu presente alla prima conferenza stampa che annunciava il nuovo formato. I primi prototipi di CD avevano una capacità di circa 60 minuti, ma una leggenda metropolitana vuole che siano stati portati a 74 per adattarvi la Nona sinfonia di Beethoven diretta dal maestro.